Frate Tarcisio Manta : “OLTRE LA LODE di Piero Ragone


Non credo abbia bisogno di parole la pittura di padre Tarcisio Manta, per come si propone: esplicita e decisa.

Parla da sola e non richiede ulteriori mediazioni. 

E’ semplice e diretta.

 Ma pur nella sua essenzialità, non si limita alla rappresentazione, alla citazione, tantomeno alla celebrazione. 

E’ un’opportunità espressiva che fa della comunicazione non un consumato passaggio canonico o rituale, ma una possibilità di scambio assolutamente non convenzionale, né unidirezionale.

 La forza assertiva degli elementi scelti e messi in gioco, di volta in volta, è chiara e aspira ad essere leggibile per chiunque. 

Non per questo si ferma all’apparenza.

 Va oltre.

Interroga chi guarda non solo sul piano della riconoscibilità della figura o della disposizione paesaggistica, ma lo scuote sulle corde delle emozioni.

 Il colore prende il sopravvento e assume la funzione di stimolatore di incursioni interiori. 

Non solo, quindi, percorsi mentali o della ragione, ma libere sollecitazioni indirizzate a territori ben più profondi. Destinazioni oltre che spirituali, aperte a sensibilità non sempre facili da raggiungere. E che insistono tanto sulla sfera della condivisione che su quella del privato, se non del misterioso e dell’ignoto. 

Forme e disegni, diffusamente abbozzati su ogni tipo di superficie cartacea, evolvono verso corpi e volumi dai tratti più marcati. Le cromie campeggiano generosamente, diffondono luce, dispensano energia. Inebriano di vitalità uomini e cose. 

Il miracolo del creato si rinnova e si fonde ai sentimenti delle persone, anche quando non si presentano sotto le vesti di beati, santi o Cristi. All’umiltà, agli stenti, alla compassione, specie nel caso di Francesco d’Assisi, padre Tarcisio associa una più universale visione del mondo, dei valori etici e della condizione umana che esclude privilegi, ipocrisie, seduzioni quali dirette emanazioni di forze e poteri, temporali o occulti che siano. Cattolici, politici o laici, non fa differenza. 

Il senso della vita, per lui che ha incontrato la guida della fede, è diventato un tutt’uno, sia nell’offerta di servizio che prova ad assolvere, sia nell’immaginario artistico, così concreto e caratterizzato da essere inconfondibile. 

Perché se sulla figura si concentrano i crucci, le angosce, i pesi e le incertezze nel nostro tempo – tanto da piegarne stabilità e resistenza – sulla sua messa in relazione con l’ambiente e gli affetti si giocano le possibilità di un futuro sempre più a rischio. 

Ma su questo la pittura, come anche la scultura, le vetrate e tutta la generosa produzione artistica di padre Tarcisio, non solo quella a tema religioso, non lascia dubbi. Né coltiva titubanze. 

Le indicazioni sono precise. Conoscenza, esperienze, cultura, con le loro criticità, non riescono a precludere la via della speranza e dell’armonia. Queste ultime appartengono ad un ordine superiore. Ad affermarlo sono l’ancoraggio ai simboli e agli archetipi. Salde cerniere su cui lo spazio e la qualità del vivere umano possono assumere le tinte che vogliamo. Magari affrancandosi dalle costrizioni del reale e del risaputo. Con  la spinta del coraggio e dello stupore grazie alle quali, nonostante tutto, il mondo trova ancora la spinta per “girare”. Per questo ogni alito di vita o di natura, si conferma segno di un creato in cui l’uomo ha ancora un suo posto e un suo ruolo. Che difficoltà e drammi, dolori e patimenti non possono offuscare.

 Una dimensione in cui anche la morte, francescanamente intesa, non è fine o sconfitta, ma semplicemente tappa di un sentire che ci rende tutti uguali e “fratelli”. Di qui il grazie al Creatore. Di qui l’identificazione col sacrificio del Figlio e di Francesco. Di qui l’amore per la Verità. E forse il turbamento, che non lascia mai solo padre Tarcisio. 

La ricerca, di dare voce alla sua testimonianza di ascolto e di risposta, nutrita dal “dono” che lo ha voluto frate del colore e interprete della materia, un po’ in disparte e quasi irriverente, ma libero e consapevole della sua unicità. 


Piero Ragone

(“Dal cantico ad Emergency”,  Chiesa S. Michele, via Rosica Potenza 16 al 24 giugno 2012)