Racconti Fantasy Hystorika edizioni 2022

 G.Campione 

" Il mistero del batik lapislazzulo" 

Un racconto sul destino e il caso.




HYSTORICA EDIZIONI BOLOGNA 2


022

Epiphaino” di Guglielmo Campione : recensione di Cinzia Baldini.


Nuovi Pensieri Su Di te
stasera
complimentandomi col miliardo di stelle
di questo cielo terreno
di porti e bordelli
dove l’amore
sbatte
come una vela stracciata
su corde tese
da pirati e 
mercanti di sogni speziati.


L’interpretazione di questi versi potrebbe essere rivolta al Supremo come ad una donna.

 Se considerato nella sua accezione spirituale è il Sentimento per eccellenza, quello più alto, che porta il poeta a riscoprire, con animo grato, le bellezze del creato nonostante lo squallore tipicamente umano “di porti e bordelli”. 
E’ anche l’amore platonico verso una donna quando ispira “nuovi pensieri” e gli alleggerisce l’animo facendolo volare verso “sogni speziati”, promesse di gioie future. 
E’ l’amore fisico, carnale quando “sbatte come una vela stracciata su corde tese da pirati e mercanti”.

Ma in Epiphaino c’è anche di più. 

C’è l’amore universale che tracima da molte liriche come per “Tempo che fugge”. Ed è l’amore profondo e intenso che alberga nel cuore di Campione e che lui getta, come un seme di speranza, nel fertile terreno della poesia per chiunque voglia raccoglierlo e farlo sbocciare, un esempio ne è “La mandorla dei suoi occhi”. 
C’è l’amore per le piccole cose in “Tu potrai”, per i gesti quotidiani “Nel fondo dei fondi”, per la sua terra in “Nicola cuore di popolo”. 

Non è un amore semplice perché è un sentimento fatto di fughe, di dolore e sofferenza ma anche di riscatto e pace, di solidarietà e fratellanza, di pacatezza e umiltà. 

E’ un amore a tutto tondo che commuove e incoraggia, rafforza lo spirito e rinvigorisce gli altri sentimenti positivi punzecchiando le coscienze in dormiveglia o precocemente appassite che hanno dimenticato la suggestione delle emozioni.

Oltre ad incoraggiare a leggere questo prezioso volume, posso aggiungere poco che non sia stato già detto e analizzato da Mariano Grossi, approfondimento del quale condivido ogni parola. 

Lasciatevi cullare, dunque, dall’ars poetica personalissima di Guglielmo Campione

Dal suo stile classico, poco comune, spesso aulico ma sempre fine e ricercato. 

Non è snobismo, ve lo assicuro: è garanzia di eccellente poesia e godetevi anche le preziose nonché dirompenti e avvolgenti traduzioni dei medesimi versi, in latino e greco, di Mariano Grossi.

La lettura di Epiphaino è un’esperienza letteraria unica, che capita poche volte nella vita e che vi raccomando vivamente di fare.

Epiphaino”, di Guglielmo Campione: recensione di Mariano Grossi.

 







Un volo di uccelli 

nel vento di levante

indicava una via diversa

per il ritorno, 

non quella per la quale 

venisti presa per lo scontento 

delle cose fin lì sapute 

scrutando le stelle 

nello stesso cielo.

Non si può tornar

per la via vecchia

se quel che hai visto

t’ha cambiato lo sguardo.

 

Questo l’exordium della raccolta “Epiphaino”, scritta da Guglielmo Campione e che abbiamo umilmente provato a vertere nelle lingue classiche, ispirati come siamo stati dall’aura sacrale che la lettura delle sue liriche ci ha ingenerato, poiché riteniamo capace quant’altri mai l’uomo, il credente, l’analista, autore della raccolta, di cogliere nella lettura delle Sacre Scritture valenze pragmatiche che si pongono alla ricerca di un messaggio estremamente umano e meno trascendente rispetto a quello che una certa bigotta cultura fideistica vuole far intendere; il riferimento nemmeno tanto recondito alla visita dei Magi a Gesù Bambino, il cui gnomon è già nel titolo della silloge, diventa occasione per una docimologia di natura principalmente psicologica: l’invito a non fidarsi dell’opinione comune, lo sprone a guardare la realtà con i propri occhi e riconsiderare il pregiudizio, rischio che ogni uomo di qualunque livello sociale, estrazione culturale e humus storico inevitabilmente corre; vedere coi propri occhi significa capire e rivoluzionare i propri programmi. Le lingue classiche con la loro capillarità compositiva morfologica e lessicale, a mio giudizio, corroborano ed aiutano questo orientamento, dacché un verbo ordinario, oseremmo dire, come cambiare si trasforma in convertereovvero methistemi, le cui preposizioni (cum e metà) marcano quasi fisicamente l’effetto ribaltante della decisione consequenziale alla visione ottica di ciò che si è andati a cercare.

Uscendo

dal tempio

onorata tomba

per colui che porta

nome di vittoria

e un libro con tre sfere d’oro in mano

si mescolavano

profumi d’incenso urina, semola, ragù e alghe

nel vento freddo di maestrale

e nel mio cuore

il senso del mistero infinito,

del viaggio,

della casa

e delle urgenze carnali.

E se qualcuno, fuorviato dall’argumentum della prima lirica, può pensare ad una raccolta tutta spiritualista, ecco che l’autore ci “cambia lo sguardo”, convertit oculos nostros, poiché la successiva costituisce il biglietto da visita dell’uomo mediterraneo perfettamente in bilico tra spirito e carne, anelito d’internazionalità e senso del nostos; un viaggio nella basilica Nicolaiana può davvero costituire per i forestieri un’ermeneutica quasi fisiologica e succedanea del messaggio contenuto nella prima poesia: la città vecchia, con le sue attiguità antipodiche così amalgamate, invita a cassare i luoghi comuni e a postarsi come uomini nuovi e gravidi di ossa e sangue, di anima e corpo. Ed anche qui, inutile dirlo, la centrifuga delle sensazioni psicolfattive che l’uomo annusa. Lasciando il tempio più etimologicamente mediterraneo del globo terracqueo (basta venire a Bari e sostarvi per capire il crogiuolo di razze che vi si concentra), viene esaltata dalla traduzione gravida di quelle prefissività (com-misceo, sum-mignymi) che l’italiano sovente trascura.

Spira nell’italiano solenne e per certi versi eccezionale di Guglielmo Campione l’aspirazione a riconquistare certe tonalità e bradipodie filologiche che la modernità ha ineluttabilmente smarrito: la dovizia dei congiuntivi nelle loro differenziate sostanze esortative ed ottative, la ciclicità delle interrogative dirette e indirette, gnomoni di un uomo in assidua sagola interiore, l’attitudine all’azione qualitativa più che alla sua semplice riproduzione cronologica, son tutti attributi formali affini alla classicità e sorge pertanto naturale l’input a guadare le sue poesie in lingua latina e greca, gli uteriin cui il suo italiano venne concepito. E il traduttore si arrischia con piacere nelle prolessi dei complementi di specificazione, nell’elevazione attributiva dei complementi di materia, nella posposizione dei verbi in finale di proposizione, ritemprando la consanguineità ematica del suo scrivere con la suggiuntività (restituzione in lingua albionica e castigliana del modo che noi italiani chiamiamo congiuntivo) e l’ottatività del greco antico che riesce a magnificare spessissimo le sue abituali subordinate narrative per mezzo del Genitivo assoluto, gemello dell’Ablativo assoluto latino.

Agli studenti liceali italiani d’oggi già questi approfondimenti sintattici possono sembrare estranei e sorpassati, ma io li stimolo a leggere le poesie di Guglielmo per attizzare un esercizio di episteme sostanziale e non solo formale, poiché, al di là dell’abito lessicale e stilistico, esse sono dotate di un caposaldo di formazione mitologica trasfuso cristallinamente nei più specifici concetti psichici e sarà gradevolissimo per loro, procedendo nella lettura di poesie come “Altrove nel firmamento”, “L’Oltre e l’Altro”, “Sale e Luce”, “Acqua”, o i dialoghi di occhio e anima o “Mille e una notte”, scoperchiare le sterminate competenze bibliche, mitologiche ed omnicomprensivamente storiche di questo poeta prestato alla psicanalisi. E l’impulso a leggerlo in lingue che oggi si definiscono morte sarà enormemente vitale!


Una recensione di Mariano Grossi


LE ORIGINI FILOLOGICHE DEI FANTASY 'SANTINA FAVOLLA" E "OCTAPIA" di Guglielmo Campione : la fata Melusina e la dualitá della rappresentazione femminile medioevale di Sabine Miquelis






Riflessioni su 
"Eroi e meraviglie del  medioevo" di Jacques Le goff.


 Melusina è un personaggio 
femminile immaginario molto antico :
per i mitologi é la "mater lucina"  romana che presiedeva le nascite.
La letteratura latina del XII e XIII secolo già infatti produceva storie su una fata simile a Melusina.

Per i Celti, “Melusina era una divinità protettrice della Fontana della Sete.
 (Font-de-Sé).

Potrebbe anche essere la Lyke dei Greci, la Melugina dei Liguri o la Milouziena degli Sciiti. Questo popolo proverrebbe da Eracle ed Echidna (anch'essa con coda di serpente e ali di pipistrello). 
Gli Sciiti, detti "Taifales", si sarebbero stabiliti con l'esercito romano in Poitou, dove fondarono la città di Tiffauges.

Per i Galli sarebbe piuttosto una sorta di parca tessitrice del destino umano.

Una delle più antiche evocazioni della figura di Melusina proviene da Walter Map (1140 -1208), nel suo" De nugis curialium "in cui narra di“Henno dai grandi Denti” (Henno cum Dentibus) e il suo incontro con Melusina,diventata dopo sua moglie.
La madre svela al figlio Henno il segreto di Melusine : si trasforma in un drago quando si bagna.

 
Nel Medioevo, ci furono molti altri testi che  scrissero diverse versiomi della leggenda.

In una Melusina è figlia di Presina, moglie di Elinas, re d'Albania.
Elinas incontra Presina durante una caccia nel bosco.
Dopo il loro matrimonio, Presina fa giurare ad Elias di non assistere alla nascita dei loro figli. Elinas non rispetta il suo giuramento.
Presina fugge allora con le sue tre figlie Melusina, Melior e Palestina, nell'isola di Avalon.
Al compimento del loro quindicesimo anno, le 3 sorelle decisero di vendicare il tradimento del padre rinchiudendolo su una montagna ma venendo a loro volta punite, non avendo il diritto di incarcerare il padre.

La punizione di Melusina fu quella di trasformarsi in serpente ogni sabato.

In un 'altra versione ,Melusina incontrava alla fonte Raimondino,figlio del conte di Forez, che aveva ucciso suo zio durante una battuta di caccia. Lei promette di risparmiargli le conseguenze dell'omicidio e di vivere una vita felice con lui se consentava al matrimonio. Lei realizzava molte belle cose e la coppia aveva dieci figli, tutti con un marchio fisico (macchie sul corpo, marchi animaleschi).

Melusina è il simbolo del  destino, una creatura, vicina alla fata: un essere ibrido,metá umana, con un busto di femmina e metá animale, con una coda di serpente o un corpo alato di drago.
Melusina era dunque all'epoca quella che si chiamava un mostro, anche se suo padre era di sangue principesco e sua madre una fata. 

Nel.medioevo la psiche femminile fu disconosciuta e il confine tra uomini e mostri, tra realtà e mondo fantastico, sfumato. 

Le fantastiche creature femminili,(Sfinge, Banshee, Medusa ecc) si comportavano infatti  sempre elementi animali cattivi.

Per i cristiani, il drago era una forza malvagia, che aveva assimilato i quattro elementi (aria, acqua,fuoco, terra). Era terrestre e celeste, come Melusine che ha una sua vita umana e vola peró dopo la sua trasformazione.
Soprattutto, il drago era un entitá che non poteva essere controllata. 
Questo è anche ciò che accade a Melusina, che fugge dalla finestra e torna la sera a contemplare i suoi figli.

Queste caratteristiche fisiche sono rivelatrici di un pensiero medievale  che credeva nella presenza in ’ogni uomo di instinti bestiali incontrollabili, più o meno legati al diavolo.
Istinti pregiudizievoli che si nascondevano nella parte la più profonda dell’anima e della mente.
Cose vergognose, che spaventavano, che non si volevano vedere né sentire. 
D’un uomo o di una donna che avevano compiuti atti malvagi , si diceva nella societa medievale ,di “avere fatto la bestia”.


La parte animale di Melusina si rivela solo nell’acqua.
Dimostra che un evento, un fatto esterno puo provocare l’uscità della bestia che c’è in noi, come, la credenza nel fenomeno della licantropia, per gli uomini che diventano lupi con la luna piena, (vedi gli eroi moderni  Marvel, ad esempio Hulk, che si trasforma quando è arrabbiato, o Dr. Jekyll che si trasforma inMr. Hyde). 

C’è l’idea che la bestia fa parte di noi, è come un altro sé stesso che convive con noi. 

A volte, la donna, qualsiasi la sua posizione sociale,fu considerata nel.medioevo un piccolo animale da educare.

E’ in questo contesto che le credenze e gli stereotipi sulla natura e l'immagine della donna, si rafforzarono e consolidarono attraverso il riferimento a altre creature fantastiche delle sacre scritture :Eva, la prima donna, descritta nella religione cattolica come peccatrice, dal momento che a veva provocato Adamo.

 Il clero la percepiva come inferiore all'uomo e non il suo uguale, poiché era stata creata da una delle costole di Adamo e non interamente creata da Dio (come è stato il caso di Adamo).

 Melusina, nonostante la sua mostruosità, è moglie e madre all'opposto della Vergine Maria, solo madre di Gesu-Cristo.


"Il n’y a plus ni Juif, ni Grec, ni maître, niesclave; ni homme, ni femme. 
Vous n’êtesqu’un dans le Christ Jésus "

Nonostante questa dichiarazione di San Paolo, la realtà fu e resta  meno idilliaca.

 Le donne lottavano per trovare il posto che spettava loro, sia socialmente che legalmente, avevano pochi diritti, la loro sessualità era molto regolamentata:  caste e dedite a Dio, o sposate e madri, come Melusina.
Se una donna era violentata nel Medioevo, la sua colpevolezza o non colpevolezza era determinata dal suo rango sociale, che doveva sottolineare la sua onestà.

Melusina conosce il suo potere e lo usa a suo piacimento. 
A differenza delle donne e delle mogli dell'epoca, non obbedisce al marito e lascia la casa per tornare quando vuole, sotto la forma di un drago.
Melusina disegna il profilo di una donna indipendente e determinata, incontrollabile nella parte umana e indomabile nella parte animale. 
Questa rappresentazione di una donna misteriosa e spaventosa è all'origine del mito di Melusina.

Nonostante le regine, le principesse di rango e tutte le donne che hanno fatto la storia medievale, le leggende e le sacre scritture hanno creato e fissato l'immagine della donna, qualunque sia la sua classe sociale,
quella di Melusina, nonostante il suo semplice aspetto fiabesco, mette in discussione la visione e il ruolo delle donne nella società medievale, attraverso la figura di un mostro.

Sotto l'aspetto inconscio del discorso c'è in realtà una nascosta paura delle donne, a causa dell'incomprensione della sua psiche e natura.

É anche il desiderio di rinchiudere la donna in uno stereotipo di diabolizzazione o santificazione, nella difficoltà di considerare le sue sfumature, la complessità delle personalità femminili, in una società manichea, ossessionata e plasmata dalle reminiscenze di quello che era stato erroneamente chiamato peccato originale.

Alcune donne , fondamentalmente quelle che appartenevano al gruppo sociale non privilegiato e, tra loro, quelle che vivevano e lavoravano per se stesse , erano consapevoli che non avrebbero vinto, o avrebbero trovato molto difficile vincere le loro cause in tribunale per molestie.
La loro stessa condizione di donne single, senza un referente maschio a proteggerle, le ha contrassegnate socialmente: agli occhi della comunità, le ha fatte sospettare di essere disoneste e quindi le aveva messe in una posizione favorevole allo stupro.



Bibliografia

De nugis curialium:
Distinctio quarta:
XI Item de apparicionibus,
Transkription der bibliotheca Augustana(http://www.fh-augsburg.de/~harsch/Chronologia/Lspost12/Map/map_n409.html) (lat.).

Gervasio di Tilbury,
Otia Imperialia
testo dedicato a Ottone IV del Sacro Romano Impero;

Jean d’Arras,
La Noble Histoire de Lusignan
, 1393, dedicato al duca Giovanni di Berry e sua sorella Maria, duchessa di Bar;

Jean Couldrette,
Mélusine
dedicato a Giovanni Larchevêque, abate di Parthenay.

J. Le Goff,
Eroi e Meraviglie del Medioevo
, Editori GLF Laterza, Roma-Bari, 2005, p.150.

Dizionario :
Fare la bestia: il significato di questa espressione idiomatica ha perso nei secoli un po’ della sua forza. Vuole oggi semplicemente dire “fare l’asino, fare l’idiota, fare l’imbecille”. 
Anche, pronunciare brutte parole all’incontro di Dio , “bestemiare”, cioè, comportarsi e parlare come una bestia.


Lettera ai Galati (III, 28).San -Paolo

Alphonse X le Sage,Code des Sept Partidas 1256-1265.