DONNA BEATILLA letto da Mapi Barraco Pellegrino


Autore di libri di psicoanalisi e analisi del mondo contemporaneo, di romanzi, di poesie ( IL LUNGO CAMMINO DEL FULMINE) tradotte in inglese, francese, portoghese, spagnolo,tedesco e (12 MESI DIALOGO COL TEMPO e EPIPHAINO) in latino e greco,  Guglielmo Campione, medico psichiatra e psicoanalista, pubblica il suo quarto volume dal titolo “Donna Beatilla” 
nella collana “Luci da Sud.

La protagonista del libro, anziana donna lucana, vive nel suo ambiente naturale per nascita e per destino; detiene una saggezza antica il cui lontano passato diventa simbolo delle nostre ierofanie, miracolose presenze o rivelazioni del sacro o del divino, che finiscono per incarnare magie nel tempo ciclico e “riattualizzabile” della vita.

Nessun mistero per  gli  abiti neri indossati da Donna Beatilla che non hanno paura del buio e accompagnano ricordi mai sopiti, accesi da una fiammella di una candela, la cui luce scalda il cuore della solitudine richiamando rêverie di memoria.

Quello che intriga il lettore, sin dal primo capitolo, è l’enigma di “Donna Beatilla” .
Un enigma diviene  pensiero riflessivo e meditativo per chi consulta l'anziana donna e spera in un responso sibillino.
 
All’ enigma di “ Donna Beatilla” lo scrittore aggiunge altri misteri, espressi dalla presenza di figure  femminili e apprendiste  dell'arte del taglio e del cucito, Proserpina,Dolores e Carmrlina delle gazze ladre.
Le tre giovani fanciulle esprimono  freschezza e sentimenti d'amore,  tra un rocchetto bianco, un filo teso e una cruna di un ago,maturano pian piano la capacitá di avere visioni dell'al di lá ,di predire eventi osservando gli elementi Naturali e interpretando il volo degli uccelli, o di farsi personificazione dell'amore .

Il mondo della magia e il misticismo religioso si alternano nell'intreccio di storie e di vissuti personali, parimenti alla ricerca di una luce che illumini le oscurità e i misteri della vita. 

Donna Beatilla viene invitata dal priore dell'ordine dei Francescani, Fra Geronimo, a conferire con lui che tutto vigila per fsrsi conoscere e spiegare i suoi  metodi. Il monaco si confronta cosí con l'anziana e riflessiva Donna, a cui la gente si rivolgeva per ricevere saggi consigli. Alla fine dell'incontro le dona un libro sacro ma enigmatico “La notte oscura” di San Giovanni della Croce.

 
In questa parte del romanzo la sospensione del giudizio,  l'umiltà e la gratitudine sono presentati dallo scrittore come una condizione ineliminabile dell'umana esistenza, (concetti che indicano una profonda autoconoscenza) in cui ciascuno dà espressione del proprio universo interiore. 

L'opera enigmatica del mistico spagnolo viene capita da Donna Beatilla  forse come una via di riflessione sull'Anima, “che può perseguire percorsi di miglioramento” e di compimento.

 Il romanzo di Guglielmo William è una modernissima opera che integra enigmi, mitologia, magia, rituali e culture di immensa fascinazione.  
La profonda ed intensa dedizione al Sud compare  in ogni tratto della scrittura, aprendo memorie e registri culturali delle radici della nostra terra,  rivelando un quadro magico che rimanda ai complessi e variegati rapporti del mondo psichico più antico e remoto.

Lascio ai lettori il compito di apprezzare la bellezza del romanzo, di cogliere le emozioni risvegliate dalle immagini di memoria archetipica e antropologica, alla luce di percorsi e di itinerari, che talvolta indebitamente vengono confusi con la  stregoneria primitiva.

Un preziosissimo contributo al Sud, alla Lucania e alla nostra contemporaneità.

Octapia ,recensione di Rosanna Galtieri

A Etretat, borgo marinaro nella Normandia occupata dai nazisti, nel 1944, il giovane pescatore Nicholas, impegnato nella Resistenza, vive una vicenda ai confini tra vita reale  e sogno, così intensa, anche nella dimensione immaginaria, da rendere indistinguibili tali confini. 

Egli, infatti, si innamora della selkie Octapia, una creatura marina che assume però anche sembianze femminili, una donna-foca. 

L’idillio prosegue tra le insidie di altre creature fantastiche e le urgenze della dimensione reale e storica, fino a quando quest’ultima, rimasta inizialmente sullo sfondo, sembra prevalere nel finale che, comunque, rimane aperto. 

In questo racconto, si colgono elementi ricorrenti  anche in altre opere dell’autore, tra cui la presenza del mare, non a caso un tutt’uno con il sogno e con il desiderio implicito di attingere ad una dimensione profonda, in qualche modo più autentica e più soddisfacente di quella reale e storica, qui emblematicamente rappresentata dall’occupazione nazista.  

Il mare evoca la dimensione onirica, il desiderio,  la nostalgia di una realtà immaginale, ovvero della fusione di immaginario e reale che caratterizzava il sentire degli antichi, ma anche la paura della perdita del controllo che tale complesso variegato di elementi comporta. 

Ho trovato molto efficace il contrappunto tra  leggenda, mito, aspetto favolistico e storia. Anche in Santina Favolla era presente e la storia non riguardava solo i grandi eventi, ma la condizione dei ceti popolari.

Come si legge comunque a conclusione nella postfazione, non possono, almeno per ora, che rimanere inevase le tante domande  sulla dimensione del sogno e, di conseguenza, sulla nostra esistenza.