Donna Beatilla letta da Giorgia Anese

 




Ad un libro-che sia un romanzo, un racconto o un saggio-chiedi sempre che ti conduca in un mondo reale o immaginario, comunque diverso da quello da cui se partito.

Chiedi-quel mondo-di fartelo conoscere, toccare e, se ha colpito la tua immaginazione, di farlo tuo.

E che al ritorno, magari per altre strade, quel che hai visto,conosciuto, toccato, ti abbia,almeno un po', cambiato lo sguardo.

È quel che accade ogniqualvolta ti capita tra le mani uno scritto di Guglielmo Campione, diventato,ormai,compagno di viaggio abituale delle nostre serate di lettura.

Questa volta ci racconta il percorso spirituale e di vita di un personaggio realmente esistito all'esordio del secolo scorso.

E lo fa da narratore vero, di razza, qual'è.

Ma il racconto è, come suo stile e consuetudine,solo una cornice intarsiata di ricordi ed immagini,spesso, sublimi,entro la quale è incastonata una tela da dove emergono di volta in volta, come bassorilievi illuminati, le tante tematiche che gli stanno a cuore e che contribuiscono a farne uno scrittore vero, a tutto tondo, abile come pochi altri a delineare i caratteri umani e, in questo caso, soprattutto, morali dei personaggi che abitano nei suoi romanzi, non prescindendo mai da una perfetta contestualizzazione spazio-temporale delle vicende raccontate.

Nascono, così,fotografie di sublime dolcezza
(le case bianche del villaggio addossate l'una accanto all'altra colte nel tenero atto di proteggersi) ovvero quadretti di struggente nostalgia come la descrizione fedele quanto minuziosa della sartoria lo dico da figlia di "mescia sarta" che in quell'atmosfera   soffusa ed austera ci ha vissuto gli anni della sua giovinezza, tanto da sentirne  ancora il profumo leggero delle stoffe con la vecchia Singer a pedale con ruota inferiore a trazione con corda e ruota superiore innescata-e frenata- a mano.

Così tutte le tematiche care all'autore,fede, ragione,filosofia, etica
(intesa come arte di vivere), morale, amore per la poesia, per la cultura classica e per quella popolare,per l'arte e la bellezza, il forte, tenace, legame per la propria terra (estesa, questa volta, fino alla Lucania) confluiscono e sono fatte proprie dalla protagonista della storia e il suo piccolo ma prezioso entourage di apprendiste.

Donna Beatilla, infatti, è donna umile e semplice quanto intuitiva, riflessiva, innamorata dell'arte e della bellezza ("la bellezza salverà il mondo" le fa pronunciare  l'autore evocando Dostoevskij), ma, soprattutto, è detentrice di una convinta e profonda filosofia di vita figlia, nella stessa misura,della sua sensibilità religiosa, del suo vissuto e di un ricco patrimonio di saggezza popolare.

In lei si fondono un'innata predisposizione all'ascolto ed una,quasi santa, capacità di adattamento e accettazione delle vicissitudini della vita proprie di una concezione evangelico-cristiana che l'autore, forse un po' ad abundatiam, fa confortare e corroborare perfino da una colta e raffinata disciplina orientale.

Nel racconto l'immagine simbolo di questa dedizione ed abbandono a Dio è data dall'atteggiamento di completo assenso al sacrificio attribuito alla postura del Crocifisso ritratto da San Giovanni della Croce.

Ma è il nostro universo interiore il vero campo di Agramante, il campo di battaglia dove,secondo Donna Beatilla, si affrontano  in un'asperrima lotta il nostro ego e la nostra anima.
Dall'esito di questo scontro dipende cosa farne della nostra vicenda terrena.

Se consacrarsi ad una idea suprema in cui l'uomo riconosca e si convinca con tutte le forze della sua natura che l'impiego più alto che egli possa fare della sua individualità consiste nel mortificare questo stesso io, nel donarlo interamente a tutti e a ciascuno individualmente e senza riserve, cercando di far crescere il nostro potenziale divino( santa Teresa d'Avila,richiamata nella dedica del racconto, ma anche Madre Teresa di Calcutta).

Oppure arrendersi alla tirannia del nostro ego, innescando una lenta ma costante caduta verso l'abisso dell'anima così mirabilmente descritta in ogni suo passaggio in una della pagine più dense ed inquetanti del racconto dove la statura letteraria ( e professionale!) dell'autore assurge a livelli quasi dostoevskijani.

Nessuno meglio del grande scrittore russo, infatti, ha saputo descrivere lo stesso dramma che, però,fa svolgere sempre entro due poli opposti, antitetici, tesi ed antitesi, Cristo ed il sottosuolo, i dèmoni.

L'idea principale del racconto/romanzo di Guglielmo Campione, invece, è e rimane quello di disegnare una natura umana pienamente bella:
a questa funzione rispondono tutti i personaggi, primari
( Donna Beatilla)o secondari( Carmelina, Dolores e Proserpina), nessuno dei quali assume mai un ruolo negativo o tormentato, pur in una ricca sfaccettatura di caratteri ognuno dei quali portatore di una sua personale,ma sempre positiva, filosofia di vita.

In questo senso, Campione è uno scrittore limpido che non lascia spazio ad interpretazioni, è tutto chiaro leggendo le sue parole, non si può fraintendere.

Il suo stile narrativo è immediato, la sua prosa sempre fluente , a tratti fitta e prepotente come pioggia battente, le sue poesie intercalate ricche di un lirismo antico.

A definitiva conferma che l'autore rappresenta un fenomeno naturale, prima che intellettuale, una ventata di novità e di freschezza nel panorama letterario italiano.

             


Santina Favolla letto da Adriana Zanesi :IL MITO CHE OCCULTA/SVELA LA REALTÁ



5,0 su 5 stelle

Un lungo e articolato brano di antropologia culturale, questa favola pop, ricca di simboli e suggestioni mitiche che affiorano dall’inconscio collettivo di Campione, proiettando la propria linfa vitale ,junghianamente, nella memoria visiva del lettore.

 Lo sfondo è un Sud ideale che è occasionalmente Puglia, ma potrebbe essere la Sicilia o la Calabria, con la dovuta differenza di sfumature date dal modo variegato con cui le popolazioni autoctone seppero declinare gli innesti culturali e di civiltà portati da invasori che l’Autore ravvisa nei Greci, nei Bizantini, fino agli Arabi; ma la Puglia, come la Sicilia fu anche, in particolare, il feudo imperiale del normanno-svevo Federico II Hoenstaufen, a cui la cultura del Sud Italia deve tanto.

Questo romanzo breve ci presenta Santina, una figura di masciara (in Sicilia majara) non una semplice fattucchiera o indovina, ma “colei che fa accadere le cose.” 

La descrizione della protagonista esprime bene l’essenza di poteri “magici” che sfidano la superstizione, il suo concetto, in una civiltà materialista, la nostra attuale, fondata su postulati, quali la materia, non dimostrati, come la fisica contemporanea afferma ormai con convinzione.

 Santina, ignara di possedere quei poteri, si situa,nei primi decenni del 1900, tra le figure eterne delle Pitie e delle Sibille della tragedia antica, ne ha il crisma e l’ingenuità, diremmo oggi la diversità: una femmina che compete (non del tutto inconsapevolmente) con i maschi, vendendo ormai vecchia i propri inquietanti favolli cotti e stecchiti (i granchi di mare pelosi) al mercato del pesce

Una donna che (come Cassandra) sfida la mascolinità e la ragione, il mondo visibile (cioè illusorio) proponendo la misteriosa conoscenza degli antichi Caldei.

Conoscenza che, per Santina, si svela per bocca di un favollo, un granchio, che le parla....

Donna Beatilla letta da Chiara Troccoli Previati




Apriamo questo nuovo libro di Guglielmo Campione, poeta e prosatore prolifico, dai variegati interessi, ed entro la prima pagina conosciamo già Donna Beatilla. Dopo poche righe entriamo a capofitto nel cuore del racconto e ne siamo rapiti per una frase, frutto della saggezza popolare della protagonista, aforisma che diventa presto l’anima vera di questa storia. Un’anima profonda che pesi a poco a poco e ti resta dentro marchiata a fuoco.

A breve fanno capolino gli altri personaggi, Carmelina, Proserpina, Dolores, pennellate a piccoli tocchi e via via tratteggiate sempre più finemente: lavorano nella Sartoria con Donna Beatilla, ognuna un gioiello diverso ma tutte quasi figlie per la maestra di taglio e ricamo. Come in un edificio a pianta centrale con colonne disposte in senso radiale tutto converge al centro quasi con forza centripeta, così qui tutti i personaggi ruotano attorno alla protagonista e relazionandosi con lei ne fanno affiorare il vissuto personale, la saggezza conquistata, l’equilibrio e la fermezza del carattere che spiazzano ma affascinano chiunque la va ad incontrare.

A ciascuno Donna  Beatilla dispensa la sua filosofia del quotidiano che traghetta con austera semplicità verso pensieri profondi e ampie riflessioni: uno stupore preannunciato già nella affermazione chiave, proposta a chi legge, fin dall’inizio del racconto ma che si arricchisce via via di ulteriori scandagli sul senso ultimo della vita e sull'idea di verità.

Dispensatrice di consigli, di moniti ed esortazioni, custode di memoria familiare, è scevra da superstizioni e frivolezze perché comprende quanto il ‘tempus breve est’ e come la vita sia un’altalena di conquiste e rinunce tra cui sapersi barcamenare per mantenere l’equilibrio che ti dona serenità interiore.

Alle clienti della sua raffinata sartoria, nella quale è coadiuvata dalle tre fidate fanciulle, ciascuna con un carattere e una propria  specificità nell’affiancamento a Donna  Beatilla, la protagonista offre anche risposte ai consulti su temi decisivi, con la consueta modalità aperta, quasi come un rebus, che lascia macerare dentro chi la interroga e serba  la sua risposta sibillina nel cuore.

In ogni contesto narrativo, come di consueto, Campione ci svela con certosina precisione luoghi, epifanie di ambienti quali la sartoria, il convento, la campagna di famiglia, un pranzo di nozze e così via, che accolgono i personaggi di volta in volta con la naturalezza che meglio li possa caratterizzare e rappresentare.

In una dualità espressiva ormai consueta, il nostro autore inserisce come bottone madreperlaceo in asola perfetta, la poesia, alternandola allo scorrere della narrazione in prosa. Qui si inseriscono come giri in giostra, racconti mitologici, temi di filosofia orientale, leggende popolari, per impreziosire un tessuto narrativo già di per sé accattivante.

Punto culminante nello svolgersi degli eventi è il dialogo tra Donna Beatilla e il priore del Convento francescano del paese, Padre Geronimo, il quale fa convocare la donna preoccupato della sua ingerenza in ambiti propri delle relazioni ecclesiastiche: lei è chiamata al capezzale dei moribondi o viene consultata prima di un matrimonio. La preoccupazione più profonda riguarda l’eventuale uso di pratiche misteriche e superstiziose che la Chiesa vuol spazzar via. Qui, nell'àcme, il lettore è colpito dalla grandezza della figura del Priore, il quale ha l’umiltà di confrontarsi senza pregiudizi con questa donna non colta ma profondamente saggia e pregna di fede, che è stata capace di cucirsi addosso, punto per punto, un habitus profondamente cristiano. Questo non sfugge all'avveduto   Priore, uomo di larghe vedute.

Uno snodo narrativo fondamentale che ci conduce verso un poetico finale.

La vita fa il suo corso e le apprendiste di Donna Beatilla, una ad una, iniziano il loro cammino di vita autonomo, trattenendo nell’animo gli insegnamenti della loro maestra. 

Le ultime pagine sono pregne di filosofia essenziale, naturale, meditata e vissuta; oggetto di riflessione per il lettore e specchio dell’animo dello scrittore.

Un finale commovente e poetico ci lascia chiudere il libro con un senso di ricchezza e compiacimento. 


Buona lettura!


L'ambigua oggettivitá della realtá nel noir di Adriana Zanese Inserra :Spillane detective di provincia.


 Sullo sfondo di una Puglia antica piu archeologico storica che balneare,che le restituisce il suo autentico valore scotomizzato per anni come se la Storia fosse solo un patrimonio di Roma della Toscana e del Nord,Adriana Zanese Inserra,tesse la trama di un noir che ,come insegnava Sciascia a Camilleri ,é solo una solida struttura narrativa per uno scrittore entro cui si possono dire molte e diverse cose. Adriana,inaspettatamente,ci parla di stati di coscienza caotici ordinati cronologicamente dalla mente ,di una realtá che ha un'ambigua oggettivitá, e che forse é invece il frutto di una strutturazione umana come il costruttivismo si propone di suggerire.

Spillane é la rara figura di un uomo,umano troppo umano direbbe Nietszche, indebitato e sognatore che si muove fra Barletta e Andria , e lentamente si fa avvolgere in un gorgo di eventi ambigui e onirici che lo avvolgono e vittimizzano come non ci si aspetterebbe da una figura ,quella del detective, che in modo stereotipato da sempre viene scritta come quella di un vincente che risolve ,salva e rende giustizia.
Un noir sofisticato nell'elegantissima scrittura di Adriana, che intreccia riflessioni filosofiche scientifiche ed esistenziali tutt'altro che consuete nel panorama ormai saturo e grondante ovvietá obsolete del noir .

Guglielmo Campione

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Adriana Zanese Inserra Scrittrice italiana. 

Ha studiato Lettere e Filosofia presso la Facoltà di Lettere dell'Università La Sapienza di Roma.

 Esperta di letteratura anglo-americana, storica della Cospirazione Globale. 

Nel 2015 ha fondato il Movimento Letterario L'altra Letteratura Scrittori Indipendenti , che tiene ogni anno un Festival della Letteratura dedicato agli scrittori che pubblicano sul Web. 

Il Festival si svolge con la partecipazione di importanti istituzioni pubbliche.

 Adriana Zanese ha pubblicato:

 Il Velo di Maya poesie, semifinalista Concorso di poesia di Genova 2012, Editore ilmiolibro.it/Feltrinelli (2012)e finalista con la 2a edizione, nello stesso Concorso nel 2018; Yermary, teatro, editore ilmiolibro.it/Feltrinelli (2012);

 Abduction, teatro, editore ilmiolibro.it (2013) e Kindle di Amazon.it (2016);

 Donna dai due volti, script, Editore Lulu.com (2014);

 Scomparsa, romanzo, Edit. ilmiolibro.it (2014) e CreateSpace/Kindle Amazon.it (2015 e 2016);

 Gli Illuminati di Sion, saggio storico (2 vol.) Edit. CreateSpace e Kindle di Amazon.it. (2017); anche nell'edizione inglese, The Illuminati of Zion.; Lunar Conspiracy, romanzo fantapolitico in due volumi, (2018) editore Amazon. 

Tra il 2005 e il 2006 è stata membro della commissione cultura del tavolo per il programma di governo di Romano Prodi, che ha contribuito a scrivere.

 Pubblicista, ha collaborato a periodici di attualità culturale e politica, Orizzonti Nuovi e Rolling Stone.

Donna Beatilla letta da NINO GRECO




Un romanzo da non perdere !

“ I vestiti devono avere sempre due tasche, una con un buco” e quel buco, diceva Donna Beatilla, servirà a lasciare andare le cose superflue della vita, quelle che fanno volume e sono destinate ad andare…

Le metafore sono la linfa della letteratura e della vita e Donna Beatilla ne faceva uso con lo stesso garbo con cui appuntava i merletti sui vestiti con la stessa attenzione con cui si approcciò a leggere le pagine de “ La notte oscura” di San Giovanni della Croce. 

Un appunto di Padre Geronimo vergato a “lapis” nella terza pagina citava: 

- Dalla sofferenza sono emerse le anime piu forti, i personaggi più imponenti sono solcati da cicatrici-.

Grazie, Guglielmo.


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Nino Greco

scrittore ,nativo di Oppido Mamertina,vive a Milano.

 Ha pubblicato :


Mastro Peppinu e Peppineju: storie di Paese.Racconti brevi,Editore Barbaro 2009


Il mare e la questione meridionale ,Racconti brevi. Editore Imma arti grafiche 2012


La tana del Fajetto , Romsnzo ,Editore Pellegrini 2015


Il mare e la sinistra ,Racconti ,2023