OCTAPIA : una nuova storia di metamorfosi femminile. Recensione di Marica Girardi.

 


Octapia è il secondo fantasy di Metamorfosi di questo autore che ho già avuto modo di apprezzare in Santina Favolla , la masciara bianca.

Chi legge viene affascinato dalla immensa capacità descrittiva e illustrativa di Campione che sembra dipingere i suoi romanzi come un pittore sulla sua tela, tanto ne cura la descrizione dei personaggi, degli ambienti, delle sensazioni .

Il racconto dell'immersione del giovane palombaro Nicholas e il suo abbandonarsi all’infinito della profondità degli abissi  lasciandosi cullare dal silenzio e dai sapori del mare in un delicato percorso di analisi dei sensi è descritto con tanta maestria da far sentire chi legge parte dell’esperienza.

La valorizzazione della duplicità dell’essere, creature ibride donne per metà e mezzo a animali nella sua dimensione  istintuale e razionale risente della formazione psicoanalitica di uno scrittore che conosce i meandri segreti dell’inconscio e della mente e ne coglie gli intrecci misteriosi . Così è nella catarsi della sessualità, nel pericoloso intreccio di anima e corpo, istinto e ragione, sogno e realtà, che nel catturare la preda e possederla, nasconde il pericolo della perdita del sé nella fusione con l’altro.

Il viaggio del giovane pescatore e le sue fantasie erotiche negli abissi della profondità del mare, il suo perdersi in una esperienza onirica vissuta ai confini della realtà sono di fatto metaforicamente un viaggio nell’inconscio e nella dimensione della sessualità.

Questa rappresentazione scenica, a tratti poetica, è indubbiamente una piacevole lettura per un pubblico raffinato.



DI CUOR MALEFICIO : IL.PENSIERO POETICO COME DETERRENTE ALLA VIOLENZA IN AMORE


 Di Cuor Maleficio” presenta 75 Nenie e 8 Frammenti sul Disamore e il Disincanto, in un’edizione che raccoglie anche la prima parte del “Il lungo cammino del fulmine” del 2005 intitolata Amore e Disamore, entrambi scritti anni fa, in un’altra epoca del pensiero ,nell’arco di tempo che va dal 1976 al 1990.

Il Disincanto da Disamore, ha origini antiche, come magistralmente scrive nella postfazione al volume il filologo classico Mariano Grossi nel suo saggio 
Le Nenie in “Di Cuor Maleficio” e la poesia d’amore latina e greca.

Il tradimento e l’abbandono sono il roveto che conducono al disincanto, quella situazione spirituale che segue alla delizia, la meraviglia, il sogno, lo splendore dell'amore tradito e lo rilegge, con maggiore o minore cinismo, come un'illusione, una visione deformata della realtà, lo scioglimento da un influsso magico.

 Il Disincanto può purtroppo anche deflagrare nella rabbia, nell'odio, nella malinconia, nella nostalgia, nella ferita narcisistica, nei fantasmi d’abbandono che riattualizzano, con una regressione, una relazione primaria, quella materna non sufficientemente accudente.
 Il Disamore richiama la perdita dell'oggetto d’amore idealizzato nell'innamoramento.

Le Nenie, intese come canti di lamentazione luttuosa hanno in sé, paradossalmente però, un tesoro poiché per lo meno s’interrogano, stanno nel dolore, non lo evitano, cercano espressioni lirico simboliche di sublimazione e introspezione nella scrittura, rappresentando la testimonianza di un'epoca in cui il.pensiero era presente ed esercitato e, al contempo, una proposta in un'epoca come quella attuale, caratterizzata invece dall'assenza di pensiero e consapevolezza emotiva che consegna mani e piedi gli uomini, traditi o abbandonati, 
all'acting out criminale, all'evacuazione indigerita dell'odio nella violenza e nell'omicidio(oggi femminicidio).

Che può fare per tutto ciò uno scrittore?

 Egli, di fatto, ha un potere solo su chi corrisponda ai suoi testi con immaginazione “empatica”.
C'è allora purtroppo poco da stare allegri da questo punto di vista, se leggiamo i dati recenti che classificano l'Italia come uno degli ultimi paesi d'Europa per numero di lettori di libri, soprattutto fra i maschi. 
Ma tant'è!
La capacità di pensiero oggi è sempre più carente e consegna ineluttabilmente i maschi feriti dal disamore di oggi, narcisi, perfezionisti, spavaldi, ma fragili e permalosi, sempre più, nell’esiziale galera compulsiva delle dipendenze patologiche e dei social network, unici poveri testi di lettura, e soprattutto nell’impulsività reattiva e violenta nei confronti delle donne e di tutto ciò che non viene riconosciuto dal conformismo del gregge del gruppo.o che 
non ulula con i lupi, come scrivevano nel 2014 Eugenio Gaburri e Laura Ambrosiano.

 Molte ragazze d'oggi purtroppo, ancor prima d’esser vittime dei maschi violenti, sono spesso anche sfortunatamente colluse inconsciamente con i loro violentatori e anch’esse detentrici di un'analoga inconsapevolezza emotiva che le priva di capacitá di pensiero e sublimazione a loro volta.

A tutti e tutte loro è dedicato questo libro.

LUCI DA SUD : UNA NUOVA COLLANA AMAZON LIBRI

 

Luci da Sud è una nuova collana edita da Amazon libri curata da Guglielmo Campione che presenta ai lettori racconti, romanzi storici, fantasy ,sillogi poetiche (come il Requiem in 20 canti e 2 saggi per migranti de IL POLPO e il TESCHIO e altri ), saggi sulla psicologia e simbologia del Mare nostrum (come IMMERGERSI:Il Mare e la psicoanalisi) , tutti accomunati da un'ambientazione storico geografica e culturale Mediterranea.

L'intento della collana e dei suoi libri ě contribuire a narrare una nuova identita culturale del Sud libera dalle solite scelte editoriali e televisive di mitologizzazione criminale che fruttano incassi ma rischiano solo di appiattirsi sui desueti stereotipi della cosiddetta "bassa italia" narrati dalle storiografie nordico-industriali post unitarie.

Luci dal sud guarda a un 'identita nuova invece grazie ai suoi libri che narrano il Sud per quello che ě : la propaggine Europea piú proiettata a Oriente e a sud ovest nonostante la coltre omogeneizzante della globalizzazione e della comunicazione web social.

Queste storie e i protagonisti dei libri della collana vivono il tempo in modo diverso da quello misurato dagli orologi (l' esempio piu eclatante è in "Memento Mori" in Capa di ferro).


E' il tempo della strada, fatto di momenti quantitativamente e qualitativamente diversi tra loro ma unici e irripetibili.


Ě il tempo dei mercati, un tempo concreto di teatro e seduzione oltreché di commerci e di incontri e sguardi ma anche il tempo interiore fatto di amori, comicità , musica, paziente pesca in barca o dai moli.

 Ě il Tempo del Kairos, il momento giusto della maturazione di destini e frutti.


Un tempo fatto di preghiere, cucina, poesie e cure, 4 termini accomunati dall 'amore.


l pensieri dei protagonisti di queste storie vivono e mutano come possono ma forse senza neanche accorgersene e comunque in inconscia sintonia con l'ambiente naturale in cui vivono.
Ci sono i pensieri e disamori di maestrale, le reazioni nervose da scirocco, le nostalgie da pioggia, le estasi da bonaccia, le penniche da canicola o controra. I Fantasmi della campagna, le fate della casa, i lupi mannari e le masciare nei racconti dei ragazzi.


Una lentezza più arresa nei confronti di luce, ombre, sole, vento e mare che se non produce impellenza di azione e calcolo, non ě da considerare sempre e comunque improduttiva.
Non ha certo quell'insanabile desiderio di rivalsa dello spirito sulla natura attraverso il calcolo, l'azione e la volontà di potenza tipico della cultura del Nord nata e vissuta invece in una natura piu ostile e meno amica ,come sottolineava il filosofo Franco Cassano nella sua opera "Il Pensiero meridiano".

Un universo di pensiero anche magico quello del Sud fatto di estasi e stigmate oltre che da riti di trance e musica che si ricollegavano per la loro tipica diversa visione della coscienza e della soggettività meno egoica e piú unilaterale agli antichi riti greci dionisiaci ed eleusini e che oggi si mescola alla tecnologia web.

Due mondi distanti il Nord e il Sud che dovranno in futuro cercare di fecondarsi a vicenda : anche questa ě l'Europa autentica che sogniamo, un tempo spazio che contenga al suo interno le sue contraddizioni culturali tollerandole e arricchendosene invece che zittirle con l'abuso di potere tecnologico economico e militare.

Fulgenzia cuore di bosco : una visione della storia che rimette al centro le persone . Recensione di Genevieve Maltese.

 



Fulgenzia cuore di bosco è un romanzo scritto secondo una visione della storia che rimette al centro le persone con le loro vicende e i loro segreti familiari .

Come sottolineava Le Goff, "una storia è un racconto che può essere vero o falso, con una base di «realtà storica», o puramente immaginario, e questo può essere un racconto «storico» oppure una favola".

La storia non è solo come ci è stata insegnata, intenta a ruotare solo intorno a battaglie epocali, generali, imperi e conflitti religiosi ma anche come il  racconto della piccola vita di un essere umano mosso da sentimenti universali e senza tempo come la fame e la lotta per la sopravvivenza ,la creatività, la fede,  la paura e il desiderio di libertà, l’ambizione e l’amore, la fedelta politica, il potere.

Con il suo maestro Fernand Braudel e la rivista Les Annales, Le Goff aveva raccontato una storia dominata dall’infinitamente grande – cioè da fenomeni di lunga durata – e dall’infinitamente umano – singoli individui comuni , il cui vissuto, lascia traccia in fonti non ufficiali – ben lontana dal protagonismo delle istituzioni e dalle date-limite che fungono da strumento periodizzante.

In questa storia, la cultura è intesa non come idealistico e disincarnato spirito di un’epoca, ma come affabulazione, trasfigurazione in forma di mito, racconto e ideologia di paure, sogni, speranze prodotta dall’incontro-scontro tra individuo e collettività, tra classi subalterne e classi dominanti.

Solo infatti facendo nostra l’idea di una storia fatta di racconti di persone qualsiasi, di emozioni e di rapporti di forza possiamo leggere i miti che ci raccontano i destini di esclusione, le paure e il silenzio imposto ai più deboli oggi come ieri. 


(Immagine di Milo Manara)

Achille e la festa del 6 dicembre




Achille stava sognando di camminare lungo il segreto matroneo d'un'antica Basilica.
Da lì percorreva corridoi segreti che conducevano,attraverso strette scale a chiocciola, in parti segrete della chiesa da sempre nascoste allo sguardo dei più. Si sentiva in ansia per aver varcato quegli spazi ma il suo spirito assetato di conoscenza l'aveva spinto ad andare oltre, a varcare limiti e violare forse dei divieti. Era salito in quel grande contenitore di spazi labirintici per esplorarli da solo e non incontrava mai nessuno nel percorso del sogno ma nutriva sempre il presentimento che quei luoghi non fossero affatto disabitati: l'incontro, se mai, era lì per accadere.

Era immerso nei suoi sogni quando dallo smartphone risuonò "Music for Airport, part one" di Brian Eno .
Era la sua sveglia.
Si alzò ancora intontito e scostò le tende dalla finestra che dava sul mare. 
Era ancora buio. 
La casba pareva essersi svegliata con un' energia nuova che elettrizzava l'aria fredda delle ultime ore della notte.
Molto prima che il sole si alzasse, infatti, il lungomare era giá tutto un formicolio di vecchi e giovani armati di bastoni piumati adornati di immagini sacre e grandi taralli glassati, una marea montante di popolo che sciamava verso la grande Basilica sul mare ancora blu inchiostro e riempiva man mano gli stretti vicoli del borgo medioevale.

Avvolto nel calore del suo cappotto Achille uscì dal portone di casa sull'antica Muraglia e s'immerse in quel flusso di pellegrini e oranti.

La cioccolata calda che gli offrirono fuori da un basso non fu solo una consolazione dolce per quell'alzataccia ma una prima celebrazione profana, una calda e spontanea condivisione rituale con tutta la comunità del borgo.

La prima celebrazione nella Basilica iniziò prima dell'alba.
Achille entrò che la chiesa era giá gremita: il popolo si ritrovava lì, dopo un anno, unito nella fede e nella tradizione senza più distinzioni di etá e ceto, in una gestalt di volti ,sguardi ed espressioni serie, commosse, compunte.

Nello stesso momento , sotto i loro piedi, nella mistica cripta millenaria della Basilica, luogo della tomba del Santo , come un millennio prima Crociati e Re, s'inginocchiavano gli ortodossi russi,ucraini e greci pregando con lunghe e lente salmodie.
Una meditazione silenziosa in mezzo alla gioiosa festa che rumoreggiava lí fuori.

Al sorgere del sole, la statua del Santo, ballando sulle spalle dei portatori al ritmo della musica della banda, uscì dal portone centrale della basilica benedicendo il suo popolo. 

Dopo averlo seguito per un pezzo di strada, tornando verso casa per le sue bianche stradine, Achille incrociò due Maestre che, camminando verso la chiesa con le loro scolaresche in fila indiana, raccontavano loro, a voce alta come fossero in aula , la Storia della traslazione ad opera dei sessantadue marinai da mille anni sepolti nelle pietre della Basilica: un'antica storia di gare marinare con la Serenissima ,attraversando l'Adriatico e il Mar Egeo per impossessarsi delle antiche reliquie del Santo Vescovo Turco ,sepolto nella Licia di Myra. Chi avrebbe potuto allora immaginare, si chiese fra sè e sè Achille , che dopo quasi mille anni, in America, nel 1931 una fabbrica di bibite , la  Coca‑Cola avrebbe commissionato all'illustratore Haddon Sundblom di disegnare Babbo Natale per le pubblicità natalizie ispirandosi all'iconografia del Santa Klaus di tradizione Nord Europea? Il sacro venne profanato a scopo di lucro ,in puro stile capitalista, e venne inventato l'omone vestito di rosso, con una folta barba bianca che come San Nicola era portatore di doni.

Quella festa decembrina, insieme a quella di maggio dedicata all'anniversario della traslazione, erano invece giorni in cui ogni cittadino, al di lá di soldi e guadagni, rinsaldava ogni anno con lo stesso identico rito secolare, le sue radici più profonde nel racconto di un viaggio ormai mitico che attraversava i secoli, di padre e madre in figlio, annullando le divisioni umane e rafforzando il senso di appartenenza.

Cosí, sotto il cielo dell'antica Bari, con la Basilica di San Nicola alle spalle e di fronte l'azzurro dell'Adriatico, Achille ancora una volta si sentí grato di sentirsi grato d'appartenere a quella gente, la sua gente.


Guglielmo Campione

Santina Favolla,la Masciara bianca : una Favola Guida

 



Col passar degli anni sempre piú perdiamo la percezione dell' identità autentica delle favole-guida tanto che  esse possono apparirci oggi addirittura puerili.

Basta immergersi invece nella storia della "masciara bianca" Santina Favolla , fiaba che richiama le metamorfosi di Ovidio e il ciclo Camilleriano di Maruzza Musimeci, che subito si è proiettati in un tempo e un luogo in cui ci si trova che fare con questioni cruciali come il cammino personale della protagonista ,scelto per volontá e per destino, con lo scopo di esperire il mistero delle sue antiche origini familiari di maga ,guaritrice e fattucchiera popolare e cosí poter crescere,amare e lottare per trovare un proprio modo di essere unico e irripetibile , un vero senso nella propria vita e un vero proprio posto nel mondo.

Con la storia di Santina Favolla  si entra in un'antica dimensione animica dimenticata in un'era che sente invece l'urgenza di un'intelligenza artificiale.

Lo spazio tempo fiabesco di Santina è vero, perchè nei tempi antichi , altre donne, hanno esperito prima di lei il suo cammino di ricerca invece che trascorrere solo una vita fine a sè stessa  e poi lo hanno narrato perchè venisse tramandato nelle favole e potesse un giorno guidare altre donne e uomini nella ricerca del loro senso.

Come dentro ogni fiaba possiamo infatti leggere in Santina Favolla l'eterna storia della nascita, morte e rinascita di un'anima che scopre l'immortale veritá secondo cui chi non lotta per la ricerca della sua vera natura non potrá che convivere con un vuoto e isolato se stesso tagliato fuori dai legami di senso universali che gli assegnano invece un ruolo cruciale e una missione nella vita.


Santina insegna oggi che non c'è scampo infatti per le tante anime odierne ottuse dal consumismo e dalla vanitá del successo che si accontenta di sè:  

per sempre a loro sara preclusa ogni autentica e non effimera conquista di senso, nè mai potranno incontrare una nobile anima come Achille che incontra due nature, l'umana e la magica, in una donna come Santina e le accoglie entrambe , invece di porre aut aut o fuggire spaventato, permettendole di unificarsi. Nè per loro,alla fine della storia, ci potrá essere un discorso nuziale sapienziale dedicato "agli eletti dell'Imeneo" e una festa di nozze unica e magica come quella celebrata dalla vecchia medium,indovina e maga Eusapia da cui Santina erediterá i poteri spirituali e di guarigione.


Fulgenzia cuore di bosco, romanzo storico e di psicologia familiare : recensione di Marica Girardi


L’intuito creativo di Campione si sviluppa in questo suo nuovo romanzo storico intorno alle vicende del brigantaggio,fenomeno poco conosciuto e per nulla insegnato nelle scuole, ambientato nella metà dell’800 in una tenuta terriera di Spinazzola e nel borgo di Minervino murge, quando la Puglia apparteneva all' ex regno delle due Sicilie, in un contesto storico particolare come quello che segue l’Unità d’Italia.

Terra di conquiste e di valori profondi, la Puglia, paese che ha dato i natali all’autore e che egli custodisce con devozione nel suo cuore, spesso al centro dei suoi scritti, ritorna qui, dunque, in un'ambientazione ottocentesca

La Storia e la passione per le tradizioni popolari appaiono ingredienti importanti di questo romanzo caratterizzato da una gestalt in cui, sullo sfondo poco conosciuto del fenomeno del Brigantaggio, i personaggi danno voce al pensiero dell’autore.

Cosí la cultura classica e antica, la spiritualità e la scienza positivista dell'epoca si mescolano e si integrano in quest'opera con la cultura popolare che viene dalla vita quotidiana: le melodie antiche, le vecchie poesie e i ritornelli popolari tramandano la tradizione, in un connubio che unifica sacro e profano, scienza e magia.

Ricorrono  anche qui i temi della lotta per la libertá (La canzone che salvò Arax sul genocidio Armeno, Octapia sull'occupazione della Francia Normanna 1944) il pensiero magico e animistico(Santina Favolla ,Octapia e Donna Beatilla) con la saggezza dei semplici e il linguaggio del popolo: il bottegaio e “i uasta mestire”, i braccianti, i pastori insieme ai potenti , i proprietari terrieri e i nobili uomini di legge e di cultura.

Ma soprattutto ci sono le donne, sempre al centro e sempre protagoniste dei romanzi e dei racconti dell'autore: la donna di medicina, la sensitiva, la donna maieutica, la contadina, la sirena, la sarta ,la nobildonna.

Fulgenzia incarna un modello femminile emancipato, una donna che insegue il proprio pensiero libero e che trasgredisce il principale stereotipo che relegava la donna in un ruolo prevalente di regina del focolare alla ricerca di “dipendenza e accudimento” per incarnare un modello di donna battagliera e combattiva pur non rinunciando mai al proprio fascino seduttivo che anzi utilizza strategicamente al servizio della propria battaglia. La sua è una battaglia per la verità, per la ricerca di sé e delle proprie origini e per la difesa di un ideale sociale.

Fulgenza, giovane donna consapevole della propria avvenenza, non accetta subordinazioni nè privilegi legati alla sua bellezza e appartenenza nobiliare. La curiosità, la determinazione e il coraggio sono le qualità che appartengono a questa giovane protagonista e che quasi certamente rappresentano le qualità che il narratore apprezza di più nel genere femminile.

Una donna che, pur nella rivoluzionaria e trasgressiva figura che riveste (unica contessa in un ruolo di brigantessa), non rinuncia alla più antica tradizione, forse la più amata dall’autore, di una donna complice del proprio uomo, a cui si lega devota e che le fa dire in ultimo: ”Io con te vado dovunque amore mio”.

A mio parere dunque la particolare vicenda di Fulgenzia presenta interessanti  spunti di riflessione psicologica, come d'altronde lo stesso autore scrive nella post fazione psicoanalitica sul problema dei segreti e del disvelamento della veritá.


In particolare mi soffermerò qui di seguito su alcune osservazioni di psicologia familiare relative al tema delle adozioni e della ricerca della propria identitá nelle figlie adottive.

Ogni individuo nasce all’interno di relazioni tri-generazionali che lo legano inesorabilmente alle storie dei suoi avi, con vincoli di “lealtà invisibili silenziose, che condizionano tutto il sistema familiare, dall’ intergenerazionale al transgenerazionale (Ivan Boszormenyi- Nagy - Lealtà Invisibili).

È la chiave di ogni misterioso legame fra gli individui del passato che condizionano il  presente attraverso forme del parlare, del pensare, del sentire e del fare di cui gli individui hanno scarsa consapevolezza pur avvertendo di obbedire a ingiunzioni che sentono interiormente molto potenti .

Sono legami che trascendono la biologia e la consanguineità per valicare i confini a volte misteriosi della spiritualità e dall’animo umano .

Durante la mia lunga attività clinica sono spesso rimasta colpita analizzando molti genogrammi familiari , dalla ripetizione di eventi drammatici anche molto distanti tra loro nel tempo e se è vero che il destino del trauma è la ripetizione, ciò che stupisce ancor di più è che inspiegabilmente la storia si ripete uguale anche nei casi di figli/e adottivi nonostante “l'interruzione “della loro storia , i segreti e le bugie da parte delle famiglie adottive nel tentativo ingenuo di tutelare e proteggere il bambino dal suo passato traumatico attraverso la censura.

Questi drammi e segreti familiari che non vengono allo scoperto se non con il passaggio attraverso il dolore che si trasmette da una generazione all’altra , si rivelano in tutta la loro drammaticità nei figli adottivi che pur crescendo ed essendo allevati in contesti familiari non consanguinei portano profondamente i segni di questi antichi legami  in un vincolo di lealtà tanto potente quanto invisibile.

ll percorso psicologico dei figli adottivi alla ricerca di un sé differenziato e distinto spesso recupera dal passato figure significative, un nonno, uno zio oppure anche  un  genitore naturale ,anche se mai conosciuto, pur di riconoscersi come individuo unico e irripetibile.

Anzi la ricerca di se stessa diventa tanto più tormentata e talvolta trasgressiva quanto più aleggia il mistero sulle origini e la provenienza e su antichi segreti del passato.

Allo stesso modo Campione pone Fulgenzia di fronte al forte richiamo di una natura “altra” , ribelle, battagliera , a cui si scopre intimamente legata e che inesorabilmente la fa sentire più autentica e vera. Cosí decide di abbandonare la sua confort-zone e di rispondere a quel richiamo che viene dal profondo cercando il suo posto nel mondo : 

il luogo dove piú batte il suo cuore è nel bosco.


Marica Girardi

Psicoterapeuta familiare

LA STILIZZAZIONE, IL TRE E LA TRIADE NELLE NATIVITÀ DELLO SCULTORE PIERO RAGONE di Guglielmo Campione











La costante interpretazione stilizzata della Sacra famiglia nei presepi in tufo, legno o metallo di Piero Ragone è il risultato di un lavoro di sintesi ed astrazione che va all’essenziale, non permettendo di concentrarsi sui particolari anatomici e di abito di Gesù, Giuseppe e Maria così come invece avviene nel presepe figurativo tradizionale inaugurato da Francesco di Assisi.
In questo consiste a mio parere la loro tipica sintesi di modernità stilistica e tradizione.


La silhouette è strettamente legata nella mitologia alle origini dell'arte.
Plinio il Vecchio, nella sua Storia naturale (77-79 d.C), racconta l'origine della pittura. Nel capitolo 5 del libro XXXV, scrive: "Non abbiamo alcuna conoscenza certa dell'inizio dell'arte della pittura, né questa indagine rientra nella nostra considerazione ma tutti concordano che abbia avuto origine nel tracciare linee intorno all'ombra umana [...omnes umbra hominis lineis circumducta]." 
Il termine nacque in Francia, nella seconda metà del XVIII secolo, per indicare una tecnica di ritratto, eseguito riproducendo i soli contorni del viso, come un'ombra, chiamati profil à la silhouette.

Nell’arte primitiva africana la stilizzazione era un tratto distintivo e modernissimo nonostante la datazione storiografica, quello stesso tratto stilistico che influenzò il periodo cubista di Picasso a partire dallo studio dell’arte Africana.
Nelle arti figurative la stilizzazione è la rappresentazione di un soggetto nei suoi soli tratti essenziali: le figure così rappresentate sono dette "stilizzate"e questo può voler intendere sia semplificazione che uno specifico stile di rappresentazione della realtà.
Albert Camus diceva che "l'arte è sempre stilizzazione".

Questa opera di stilizzazione della figura nei presepi di Ragone favorisce fortemente la focalizzazione sulla geometrizzazione delle linee e dello spazio e sul loro richiamo simbolico. In particolare sul triangolo e sul numero tre (in latino tres, in greco τρεῖς, in sanscrito tráyaḥ, in arabo thalātha).

Il Numero Tre è il simbolo del ternario, la combinazione di tre elementi.

Primo numero dispari, poiché l’uno non è considerato un numero, il Tre è profondamente attivo e possiede una grande forza energetica.

È il simbolo della conciliazione per il suo valore unificante.
Infatti tanto il Due separa quanto il Tre riunisce.

Tre è anche il primo numero della sfera del pensiero che indica la porta per la mente consapevole. E' fulcro dell'emisfero sinistro, chiave della memoria e associato al triangolo definisce la perfetta armonia tra mente, anima e corpo.

La sua espressione geometrica è il Triangolo, simbolo esemplare del ritorno del multiplo all’unità: due punti separati nello spazio, si assemblano e si riuniscono in un terzo punto situato più in alto, quello impersonificato dalla figura del Cristo nel presepe e dalla concettualizzazione di Dio nel Sacra Trinità cristiano cattolica Padre, Figlio e Spirito Santo.
Il rapporto della triade con l’unità può essere espresso da un triangolo equilatero, ovvero dall’identità del Tre, dove in ognuno dei tre angoli diversamente indicati è data ogni volta la triade intera.

È il primo numero di armonia, di soluzione del conflitto dualistico, ed è per questo considerato un numero perfetto.

Il Tre apre la strada della mediazione e permette di uscire dall’antagonismo, superando la visione parziale e riduttiva del dualismo, poiché due elementi non possono essere conciliati che con l’ausilio di un terzo elemento. La triade sintetizza dunque i poli opposti della dìade.

Il Tre è simbolo di vitalità e radice di ogni ulteriore estrinsecazione delle operazioni dell’Uno nell’alterità del molteplice.

Nella mitologia e nel culto è l’espressione della Trinità come simbolo dell’unità sostanziale.
Il numero Tre però simboleggia anche la creatività come espressione e sviluppo dell’intelletto. Creatività di cui i presepi di Ragone sono una peculiare espressione.

Il numero Tre emana una profonda energia che si esplica in modo vivace, prolifico e appassionato: questo deriva dalla congiuntura della forza innovatrice del numero Uno con quella della capacità di sviluppo del numero Due. Tutto ciò sta a indicare che siamo in presenza di un forte flusso energetico che sollecita e accompagna l’immaginazione.

E’ anche il simbolo spirituale della pianta che allunga i suoi rami nella triforcazione e i Pitagorici lo consideravano sacro perché permette di tracciare il triangolo, figura perfetta.

La mitologia greca usa ricorrentemente il tre per rappresentare alcune divinità come le Parche che filano il destino umano come un tessuto, o le Arpie o Furie, ed infine le Grazie come nella Primavera del Botticelli.

Il Tre, è il prodotto dell’unione tra l’Uno, il principio attivo e il Due, il grembo rappresentato da Maria che accoglie la creazione.

E’ il primo prodotto del pensiero che si moltiplica e si espande; racchiude in sé sia il concetto di unione sia quello di espansione.

Il Tre è Figlio del Padre (1) e della Madre (2), che si è formato attraverso il Soffio generatore e può, così, continuare la Specie.

Nel significato profondo del termine “Trinità”, troviamo i richiami alla “perfezione“ associato alle qualità superiori dell’Uno, del Due e del Tre. Perfezione è l’Armonia delle parti, è l’equilibrio delle forze. Considerato il “numero perfetto“, - omnia tria perfecta sunt-in quanto espressione della Triade o Trinità, la sua Perfezione è “creare“ con la forza e la rettitudine dell’Uno, con la grazia e l’accoglienza fertile del Due e mantenere tutto questo nella perfetta armonia per farlo crescere ed espandere.

Secondo la Kabbalah ebraica, il Tre è associato alla terza lettera dell’alfabeto ebraico Ghimel : ( ג ).
La forma della lettera, richiama la figura di una persona nell’atto di correre, come se mettesse il piede in avanti per lo slancio. Si tratta dell’origine del movimento, rappresenta la spinta ad uscire da se stessi, dalle proprie limitazioni che la dualità ci propone di continuo
Ghimel, il Tre, è la sede della volontà di crescere, è ciò che invita all’attività, al progresso, al miglioramento di ciò che siamo.
La forma di Ghimel rappresenta anche l’espandersi e il contrarsi della Luce Infinita, durante il processo della creazione dei Mondi. Ricorda le contrazioni e il rilascio nel travaglio del parto.

Occorre uscire da ciò che ci limita e dirigerci verso il vero Sé, verso la parte più vera, profonda ed eterna di noi stessi. Per rinascere a noi stessi, dobbiamo prima raccoglierci, riflettere e poi espandere la nostra coscienza in un nuovo modo, creando la nostra nuova vita.

Giustappunto il messaggio simbolico del Natale che le Triadi dei presepi di Piero Ragone ci invitano ad accogliere nella loro essenzialità stilistica e filosofica.



IN USCITA NUOVO ROMANZO : FULGENZIA CUORE DI BOSCO


La storia della Contessina Fulgenzia Nicolai che racconto in questo romanzo è frutto della mia fantasia di scrittore ma basata tuttavia saldamente sullo studio storico preliminare del periodo della nascita dell'Unità d'Italia.

Nel febbraio del 1861, con la capitolazione di Gaeta, ultima roccaforte borbonica, il Regno delle Due Sicilie era cessato infatti di esistere e Francesco II, ultimo Re di Napoli, riparava a Roma, ospite dello Stato Pontificio.

 Il 17 marzo 1861 fu il momento della svolta: Vittorio Emanuele II, già Re di Sardegna, proclamò la nascita dello stato italiano unitario assumendone la guida come Re d'Italia.

La storia di Fulgenzia, prima Contessa e poi Brigantessa per una sua scelta è una storia del tutto diversa da quella delle brigantesse storiche perchè esse erano in realtà tutte figlie di contadini. Essa è, quindi, prima di tutto il frutto della mia fantasia e interpretazione di quel periodo storico, dei sentimenti e della psicologia che lo animarono, lo afflissero e lo infiammarono sullo sfondo della Murgia Pugliese intorno a Minervino e Spinazzola.

Fulgenzia cuore di bosco è nei miei intendimenti anche una storia moderna nella misura in cui, come scrivo appositamente e ampiamente nella postfazione psicologica, che chiude il volume, tratta temi psicologici importanti come il potere e le sue perversioni, il difficile rapporto fra genitori e figli, la problematicità dell'adozione, la trasgressione adolescenziale attraverso scelte antisociali, la trasmissione di segreti transgenerazionali, le vendette, il ruolo del destino nei suoi aspetti soprannaturali e non razionali e quello del disvelamento delle verità, problematiche che non diversamente dal 1860 sono tutt'oggi presenti, pur con modalità naturalmente diverse







 

UNO SGUARDO DI LUCE SU SAN NICOLA:I DISEGNI DEI BAMBINI DELLA SCUOLA RUSSA DI KITHEZGRAD DIRETTI DALLA MAESTRA MARIANNA ANATOLYEVNA - conferenza e saggio a cura di Chiara Troccoli Previati , Museo di Santa Scolastica di Bari, 22 MAGGIO 2023

La mostra sui disegni di San Nicola, eseguiti da bambini Russi di Kithezgrad dai cinque anni all’adolescenza coordinati dalla Maestra Marianna Anatolyevna.,esposti al Museo di Santa Scolastica di Bari nel mese di maggio 2023  è stata una festa dello sguardo.

Qualcosa inizia a pulsare dentro chi percepisce queste opere, attraverso lo sguardo e non può non restare colpito dal trionfo dei colori come fiori sparati da un cannone

Siamo qui di fronte a opere d’arte che ‘significano’, sono, rivelano, vogliono essere, raccontano, e restano, per la loro pura, autentica, forza espressiva, una meravigliosa gioia dell’apparire.

Nello spazio rivelato di queste opere d’arte ci si apre davanti agli occhi un mondo senza distanze, che vuole tessere legami, che trapassa la realtà tangibile e parla di un oltre che ci appartiene, tutti.

Perché davanti a queste opere in noi accade qualcosa che ci smuove?

 Perché qualcosa è accaduto prima che fossero create.
Dietro queste opere d’arte c’è l’amore, la passione di una Maestra d’arte che nella sua scuola di Kithezgrad accoglie e accende il cuore di bambini dai cinque anni all’adolescenza desiderosi di esprimersi attraverso l’arte, pittorica e non solo: Marianna Anatolyevna.


L’amore è come l’arte, un atto creativo, generativo. In questo atto, duplice, d’amore per l’arte, per la trasmissione di conoscenze, certo non solo tecniche, da parte della Maestra verso i giovani allievi e di creazione artistica conseguente dei piccoli artisti, avviene un incontro, si crea una reciprocità che si manifesta attraverso la luce; luce che poi si riflette e illumina chi guarda l’opera.

E così l’opera continua in noi che veniamo investiti da quella luce facendone esperienza personale. Avviene insomma una reciprocità dello sguardo.

Così come nelle icone, dove la prospettiva inversa fa affacciare il divino nello spazio-tempo dell’umano.

Cosa è la prospettiva invertita?:

le linee non vengono tracciate per convergere in un punto all’interno dell’icona bensì al suo esterno. Questo significa che le linee si dirigono in direzione inversa rispetto alla prospettiva centrale, convergendo in un punto che non si trova dietro il quadro ma davanti ad esso. Si ha l’impressione che la scena venga verso lo spettatore quasi ad incontrarlo. E qui sta il significato teologico di questa scelta. É Dio che ha l’iniziativa, è Lui che viene verso l’uomo per rivelarglisi. Il fondo oro delle icone riflette la sacralità dello spazio divino.

Chi guarda l’opera fa una esperienza di luce che gli viene incontro: le icone bizantine, russe, sono le “finestre” da cui il divino si affaccia.
Quindi la grammatica compositiva dello spazio delle icone è completamente diversa da quella occidentale. 

 Gli accorgimenti che mirano al naturalismo della rappresentazione, cioè che costruiscono l’illusione di realtà, come l’uso della prospettiva di tradizione occidentale, del chiaroscuro, della tridimensionalità, dell’armonia delle parti, non fanno parte dell’iconografia orientale in quanto ritenuti contrari alla natura sacra dell’icona.


La prospettiva rovesciata, proprio perché situa il punto di fuga in avanti, crea un coinvolgimento dell’osservatore nella scena rappresentata.

Non è il credente a guardare l’icona, ma è il volto iconico che guarda il credente.




                                   Icona della Trinità di Rublev, 1430ca.                                                     


Prospettiva Invertita, delle icone lineare,centrale

Una osservazione anche sul gigantismo del personaggio sacro nel contesto della scena: il sacro essendo una manifestazione oltre lo spazio reale non rispetta i canoni proporzionali tradizionali. Questo avveniva anche nell’arte occidentale prima del ‘vincolo ‘ del rispetto della prospettiva.



Nelle icone avviene sempre.

                 



    Icona dono di Re Urosio  III   di Serbia   alla Basilica di Bari, XIV sec.

                    


Ora questa precisazione sul mondo delle icone mi serve per dire come questi bambini della Scuola d’arte abbiano dentro tutte queste conoscenze, ne sono a contatto visivo e culturale sin dal grembo materno, e noi ne ritroviamo i tratti caratteristici nelle loro manifestazioni artistiche. Loro sanno esprimere tutto il mistero dell’icona. Altro importante canone cui aderiscono, naturalmente, è la frontalità del personaggio sacro rappresentato. Ci deve essere un rapporto diretto di sguardo tra il riguardante e il volto santo che non può essere rappresentato di profilo. Il corpo può essere di tre quarti ma il volto deve essere frontale. Guardate come loro salvaguardano sempre lo sguardo evocativo del sacro, dell’oltre, nei loro San Nicola.


                       


                 




 In particolare, alcuni trasmettono la doppia ricchezza, dello sguardo al mondo attraverso un occhio e all’infinito con l’altro, come nella celebre icona del Pantocratore del Sinai del VI sec.



Guardiamo ora questa interpretazione tutta personale e tenerissima della Vergine Panaghia Platytera(tutta santa che contiene il cielo) Nel clipeo del bimbo ci sono lui e la sua mamma.

 

 





Tradizionalissima l’impronta di questo dipinto ma con la capacità di rendere vero il santo attraverso il chiaroscuro, la cura del dettaglio della veste, dell’evangeliario e del medaglione con Cristo.

Guardate il particolare della porzione di nuvole e cielo che separa Cristo e la Vergine dal Santo, identica all’icona.

 


                     

Questo bambino, Denis, ha talmente ingrandito l’aureola attorno a questo volto così ieratico, dal quale promana la luce dorata che solitamente troviamo nel fondo delle icone, da inserirne la scritta- SAN NICOLA - IL MIRACOLOSO-  all’interno, (solitamente si trova all’esterno dell’aureola) rendendo semplice ma espressionista la pennellata della veste (senza croci) e dello sfondo, nei colori complementari del rosso e verde tanto da permetterci di concentrare lo sguardo sulla luce del Santo.


 O la preziosità di una veste vescovile così ricca reinterpretata con dettagli e colori squillanti come fanno Kristina e Anastasia.





Ma queste opere sono originali e modernissime perché a queste conoscenze e a questo rispetto innato della loro tradizione iconografica hanno aggiunto la conoscenza e la scoperta dell’arte moderna dell’800 e del ‘900 presente nei Musei russi, basti L’Ermitage di San Pietroburgo.

Ecco una sequenza di opere presenti all’Ermitage che possono farci comprendere la fonte della modernità e vivacità dei quadri in mostra senza dimenticare che questa operazione di sintesi possiamo tradurla come spunto riflessivo di unione di cultura, di tradizione espressiva e di fede.


               

Van Gogh, Casa bianca di notte, 1890


                            

Matisse, Armonia in rosso, 1908


                                 

                           

Guardate qui la sintesi espressiva alla Matisse e la pennellata vibrante di Cezanne nel prato.


                               

                                                Cezanne, Mont Sainte-Victoire,1898 

                                  

Cezanne, Il grande pino, 1897





Cezanne, Blue landscape, 1904-6






Matisse, Vista di Collioure, 1905






Le figure dentro il portale, contro la luce divina interna, sono macchie impressioniste.



C. Pissarro, Festival,1876






Nell’opera di Ilya riecheggia il blu di Chagall, che è molto più di un colore, è il trionfo della vita e della spiritualità, è l’anima dell’uomo grato a Dio. Inoltre, qui ritrovo ‘l’apparizione’ del volto del nostro Santo come un’epifania; solo il volto, non tutto il corpo a indicare la sua presenza anche nell’assenza visibile, come in tante opere di Chagall, pittore russo ebreo, dove spesso i volti fluttuano nell’azzurro, in un incontro celeste.





Chagall, Paesaggio in blu,1949


Osservate l’idea di proiettare l’ombra della nuvola in cielo nel mare come in Emile Nolde, espressionista norvegese, puro colore di un cielo nel quale a sinistra appare chiara la luce solare in prossimità della caravella.






E.Nolde, Mare, 1946






Questo cielo al tramonto che si riverbera sul mare in tempesta, placato dal Santo, riecheggia i cieli al tramonto dei mosaici di età paleocristiana che indicavano la fine del tempo terreno e l’inizio del tempo eterno.

 



Catino absidale dei SS. Cosma e Damiano, Roma, VII sec.

 

La visione di queste opere d’arte cui sono stati guidati dalla loro straordinaria Maestra Marianna, li ha portati alla possibilità e capacità di esprimersi innanzitutto con colori prorompenti, con pennellate vigorose e sempre personali ma soprattutto a usare il colore come mezzo espressivo dello spirito e della luce del Santo nella scena rappresentata, facendo emergere implicitamente la loro pura luce interiore.


                                                                                    

Chiara Troccoli Previati, 22 maggio 2023.