ADRIANA ZANESE " LA STAGIONE DEL MALE" : recensione di G.Campione

 Il Tradimento costruzionististico delle Realtá.



Nella stagione del male di Adriana Zanese é possibile ,come succede talvolta nei suoi noir,cogliere il loro sapore filosofico e psicologico al di lá del racconto scritto come una trama onirica latente rispetto a una trama diurna manifesta ,per usare la celebre metafora di Freud.

La veritá nei romanzi di Adriana é una conquista , una costruzione cognitiva , che si ottiene tenendo sempre acceso il dubbio generatore di domande euristiche e nel caso del noir , inquisitive.

La relazione apparentemente ordinaria tra Marco e Linda e quella parallela tra Marco e la psicoanalista di Linda , Veronica paiono giocarsi sul tema del doppio femminile ,Linda moglie,Linda paziente, Veronica analista della moglie, Veronica amante del marito della sua paziente, Veronica istigatrice dell'assassinio della moglie di Marco ma anche della sua paziente. Ma anche sul doppio Maschile : c'é un Marco marito ,un Marco amante, un Marco assassino,un Marco soggiogato.

Linda morta e non morta.

Il tradimento multiplo incrociato ,lungi dall'essere un vizio etico e libidico ,assume qui i contorni di un generatore di ipotesi identitarie. Mi contraddico in quanto ho dentro di me una multitudine di identitá, come recitava Walt Whitman .

Pare un gioco di specchi in cui la realtá é saltata come la stessa definizione

 di normalitá puramente frutto di una convenzione linguistico-sociale come direbbe Chomsky .Da vicino nessuno é normale , recitava uno slogan antipsichiatrico anni 70.

La lezione Pirandelliana della maschera e del relativismo dell'identitá di Cosí é se vi pare é servita , in salsa noir .