Nel suo romanzo storico di recente pubblicazione "Fulgenzia cuore di Bosco", Guglielmo Campione delinea una storia coinvolgente, appassionante, romantica e allo stesso tempo reale.
La vicenda della giovane Fulgenzia si snoda in Puglia, in un contesto storico ben preciso: gli anni del brigantaggio, fenomeno ancora oggi analizzato con superficialità e approssimazione, spesso ai margini nei nostri libri di storia.
Dopo la cacciata dei Borbone dall’Italia meridionale, la popolazione realizza ben presto che le sue condizioni di vita, con l'Unità d’ Italia, non sono affatto migliorate; i veri protagonisti di questa società permangono i ricchi proprietari terrieri. Di conseguenza, contadini delusi, disoccupati, soldati del disciolto esercito borbonico, giovani fuorilegge, si ribellano contro lo Stato italiano formando delle bande armate. Vengono chiamati "briganti" le cui azioni di guerriglia rappresentano una protesta contro la miseria secolare, le ingiustizie ed il nuovo governo che pesa sul popolo in maniera ancora più gravosa rispetto a quello precedente. Nell'arco di un quinquennio, circa cinquemila briganti vengono uccisi o condannati a morte e altrettanti arrestati. Gli interventi delle forze dell’ordine e dell’esercito italiano eliminano il brigantaggio come fenomeno di massa ma non rimuovono le cause di quella che già allora comincia ad essere denominata “Questione Meridionale”, che comincia proprio da qui, dal fallimento della politica sabaudo/piemontese, incapace di avviare un processo di fusione tra l'Italia del Sud e l' Italia del Nord. Si tratta di un'unità forzata, incapace di risollevare le sorti delle popolazioni del Mezzogiorno e di consolidare un'espansione economica e culturale segnando per sempre un divario.
E' stata un'occasione mancata, che pesa ancora oggi sulle condizioni poco privilegiate delle genti del Sud, le quali tentano di ritrovare nelle proprie radici, nel loro passato, una sorta di riscatto del Mezzogiorno.
Il loro passato è quello della Magna Grecia, caratterizzata da un rinnovamento culturale; i Greci trasferiscono, sulle coste meridionali italiane, il loro modello di vita, il più avanzato ed emancipato delle società mediterranee. A loro si devono l'invenzione dell'alfabeto, la prima coniazione delle monete, l'introduzione delle colture della vite e dell'olivo così come la produzione artistica di ceramiche e di sculture. Vi nascono fiorenti città (le poleis greche), centri di eccellenza di arte, letteratura, filosofia, ingegneria ed architettura.
Si tratta della Grecia così amata ed ammirata dallo scrittore franco algerno Albert Camus, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1957. Proprio lui, che aveva direttamente vissuto e conosciuto l'estrema povertà e lo sfruttamento del suo popolo algerino da parte dei coloni francesi, individua nella cultura greca, le basi della felicità umana attraverso l'equilibrio e la giusta misura, che si contrappongono ai totalitarismi e agli irrazionalismi contemporanei.
"Fulgenzia cuore di bosco" è un romanzo in cui si coglie e delinea la grande storia che a sua volta ingloba le storie della gente comune, quelle storie che non leggeremo mai nei libri ma che caratterizzano e valorizzano il vissuto di ogni epoca come ci ha insegnato Jacque Le Goff.
E' la storia di Fulgenzia, e delle sue due famiglie, quella nobile ma adottiva, e quella biologica popolare , dunque di quei detti e non detti alla base di tutte le dinamiche familiari fatte di segreti, complicate ed impossibili da scardinare.
Fulgenzia, giovane donna intelligente, determinata e passionale, riesce, però, a distaccarsene, ad emanciparsi, a fare delle scelte di natura politica e personale, valorizzando la sua libertà e le sue capacità, cosa molto rara per una donna della sua epoca.
Lei ci riesce, sa distinguersi!!
La sua condizione di figlia adottiva, che impara ad interrogarsi sulla verità ed i segreti e a conoscere più a fondo se stessa, ci conduce verso un'attenta riflessione su un tema, oggi, molto presente e dibattuto, quello dell'adozione .Le dinamiche e l'impatto psicologico, che ne conseguono, rappresentano elementi di uno studio profondo e paziente, intrapreso da uno psicoanalista esperto ed empatico, quale Guglielmo Campione.
Ho trovato questo romanzo.profondamente attuale, pur essendo ambientato nel 1861, poiché offre molteplici chiavi di lettura psicologica, antropologica e storica e diversi spunti di riflessione pur mantenendo sempre intatta l'unità narrativa della sua storia.
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