William Adolphe Bouguereau (1825-1905) dipinse Gesú che dorme tra le braccia della Madonna col capo e l'orecchio appoggiati sul suo seno.
Una nativitá,quella di Bouguereau, in cui il silenzio prevale: niente pastori, angeli,visitatori ,trombe, solo silenzio e sonno.
Che sta sognando questo Divino infante in braccio a Maria, mi sono chiesto ?
Sogna, come un bambino umano comune, la prossima poppata o forse sogna
l' eden amniotico prenatale dove regnava il silenzio, come nelle profonditá marine, rotto solo dal battito ritmico sempre uguale quello del cuore di Maria e della sua voce?
Come nel poema " La voce a te dovuta" di Pedro Salinas del 1933, un poema della memoria:
"Sì, al di là della gente
ti cerco.
Non nel tuo nome,
se lo dicono,
non nella tua immagine, se la dipingono.
Al di là, più in là, più oltre ti cerco".(7)
Non dunque l'uso del nome che verrà dopo, non la vista dell'immago di Maria, il suo sorriso e lo sguardo, una vista ad occhi aperti e messa ben a fuoco che sará possibile dopo mesi di crescita: ma solo l'ascolto della sua voce e il battito del suo cuore(4) percepito standole in braccio con l'orecchio sul suo seno come nel dipinto di Bouguereau.
L'Eden amniotico sognato é questo Oltre indietro nel tempo in cui
risuona solo "la voce a Te dovuta" e il ritmico battito del cuoredella madre.
L'essere figlio di Dio rende diverso questo sonno da quello di tutti gli altri neonati nelle braccia della madre?
É un sonno in qualche modo giá abitato dalla sua "differenza" da tutti gli altri neonati , dalla premonizione della strage degli innocenti per esempio e da quella della sua missione e della sua morte precoce giá lí scritta, secondo l'interpretazione che vide la culla come prefigurazione Agostiniana della Croce?
O é un sonno in cui Gesú bambino torna al liquido amniotico Mariano, l’oceano introiettato nel corpo materno, dove l’embrione Gesú nuotava come tutti gli umani come un pesce nell’acqua ?
La metafora oceanica, l’oceano come simbolo dell’infinito, dell’unità in cui le molteplicità si dissolvono e gli opposti coincidono, diffusa in tutte le tradizioni mistiche descrive la scomparsa dei limiti dell’Io. Tra i mistici cristiani ricorre spesso l’espressione: ”Io vivo nell’Oceano di Dio come un pesce nel mare”. Essa definisce una condizione permanente di quiete, calma, silenzio interiore e di infinitá senza confini.(5)
Poiché la domanda che genera questo saggio non é enunciata per ottenere una risposta storica o documentale che si é consapevoli di non poter mai avere, puó apparire come una domanda retorica.Tuttavia, oggi, alla luce delle conoscenza che abbiamo sulla mente neonatale, essa puó interrogarci più che
duemila anni fa quando vennero scritti i Vangeli.
Allora si riteneva che i bambini ,infatti, non avessero giá una mente e non si poteva in alcun modo farsi domande simili.
Oggi possiamo chiedercelo.
Luca (2, 40),si accontenta di dirci soltanto che "il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui".
Luca poi narra (13,2.11-16) che Maria e Giuseppe portarono il Bambino al Tempio di Gerusalemme quara-nta giorni dopo la sua nascita, per «offrirlo» a Dio.(2) Qui si chiude ogni riferimento all'infanzia Cristica.
Al Tempio incontrano per la prima volta chi profetizza la differenza di questo neonato rispetto agli altri. Simeone profetizza la sofferenza di Maria e la profetessa Anna, un'ottantaquattrenne vedova che si trovava nel Tempio, identifica anch'essa pubblicamente il bambino come Messia.
É stata la psicoanalisi di due millenni dopo a formulare per prima la realtá della mente infantile prenatale, peri natale e neonatale. (6)
I Vangeli sinottici hanno fatto di tutto per sottolineare la differenza dell'uomo adulto Gesú,più che sottolineare i suoi tratti umani pur presenti e che per noi restano tuttavia il modo per sentirlo piu vicino: le sue paure, la sua rabbia, l'angoscia della fine incipiente nelle sue ultime parole " Padre allontana da me questo calice" e "Padre perché mi hai abbandonato?" o le pagine del Getsemani per esempio
, in cui Gesú é angosciato e suda sangue, (una specie di ematoidrosi da somatizzazione , in cui verosimilmente in preda al panico, esperiva affanno, sudorazione intensissima, bruciori, alterazioni, cardiopalmo e dolore cardiaco, forti vertigini, tipici sintomi psicofisici di agonia spirituale)
(...)Essendo in agonia, egli pregava ancor più intensamente; e il suo sudore diventò come grosse gocce di sangue che cadevano in terra. (LC,22:43-44)
Queste pagine evangeliche non a caso furono al centro del dibattito teologico sulla natura umana o esclusivamente divina di Gesú .Secondo alcuni studiosi infatti esse sono addirittura sospette di essere estranee al Vangelo di Luca: alcuni copisti avrebbero apportato tale aggiunta nel II e III secolo per umanizzare fortemente Gesú e contrastare la dottrina cristologica di un Gesù esclusivamente divino.
Per tornare alla mente del Gesú bambino, bisogna sottolineare come fa G. Ravasi,che i Vangelli sinottici non si soffermano sulle particolaritá dell'infanzia, se non negli appena 180 versetti dei cosiddetti "Vangeli dell'infanzia" di Gesù, nei primi due capitoli di Matteo e di Luca(2): si accontentano di dirci soltanto che "il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui" (Luca, 2, 40), al massimo informandoci,con Giuseppe, che "andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: Sarà chiamato Nazareno" (Matteo, 2, 23).
Luca poi (2,41-50) rappresenta l'unico episodio descritto dai vangeli circa l'adolescenza di Gesù dodicenne, in cui Egli si distacca dai genitori senza avvertirli,in certo qual modo disubbidendo loro, e a loro insaputa inizia a seguire la sua strada intrattenendosi nel tempio di Gerusalemme con i dottori della Legge,meravigliati della sua conoscenza delle scritture, data la sua giovane età. Si sottolinea ancora una volta che Gesú, anche se era umano, non era come tutti gli altri umani.
Un episodio che racconta di una famiglia un po'strana,(i genitori,piuttosto distratti si direbbe, si accorgono addirittura un giorno dopo che Gesú non é con loro e ritornano al Tempio per cercarlo) imperfetta, ma proprio per questo piu vicina a noi,come sono tutte le famiglie umane.
Il lacunoso racconto del Gesú da bambino di Luca e Matteo, viene colmato solo dai racconti dei Vangeli apocrifi (8) che hanno ispirato tanta Arte Pittorica, in particolare dal Vangelo dell'infanzia di Tommaso e dal Vangelo dello Pseudo-Matteo (2). Sottolineano anch'essi la differenza del bambino Gesú da tutti gli altri bambini. Tuttavia essi sono, invece,a mio parere, un'interessante testimonianza del fatto che ci si interrogava sin da allora sull'esistenza di un pensiero infantile di Gesú per quanto narrato in modo naive coerentemente con la mentalità dell'epoca.
Si tratta di un testo greco, giunto a noi anche in varie traduzioni antiche (siriaco, latino, georgiano, slavo, etiopico) dalla trama semplice ma sconcertante.(2)
Semplice, perché racconta atti e detti del piccolo Gesù tra i cinque e i dodici anni.Sconcertante in quanto ci offre un ritratto di Gesù come quello di un enfant terribile, capriccioso, arrogante persino coi suoi genitori.
Il catalogo di queste divine malefatte, che sono miracoli al contrario, è impressionante: una paralisi, due morti e una cecità!
Paralitico diventa il compagno che aveva aperto un canale di uscita nella pozza d'acqua che Gesù aveva costruito, come fanno i bambini nei loro giochi; muore un altro ragazzo che l'aveva spintonato, ma si spegne anche il maestro che aveva bacchettato sulla testa questo scolaro inquieto; ciechi si ritrovano i compagni o gli adulti che non stanno dalla sua parte e lo accusano.
Sembra un bambino umanissimo che ,come tutti gli umani, vive la sua fase di onnipotenza infantile, in cui non dimostra empatia, non gli interessa quel che accade agli altri, è egoista, opportunista e superbo .
Questo Gesú "apocrifo" , usa i suoi poteri sovraumani senza coscienza delle loro conseguenze.
È pur vero peró che il piccolo Gesù sfodera anche i suoi poteri divini risuscitando e guarendo, e vivificando anche dodici uccellini da lui plasmati col fango, rendendo potabile l'acqua di un torrente, aggiustando un asse per il lavoro del padre falegname
Giuseppe, rendendo impermeabile il manto di sua madre Maria per il trasporto dell'acqua, curando un morso di vipera del fratellastro Giacomo, moltiplicando il grano per i poveri, decifrando il segreto simbolismo della lettera greca alfa e così via elencando per un totale
di 13 prodigi.
Il Vangelo dello Pseudo-Matteo riprende liberamente le due tavole narrative degli apocrifi su Gesú da bambino arricchendole di altri particolari inediti.( 2)
Su tutt'altro verso del ricordo sognato di quell'Eden infinito da cui il bambino Gesú proviene come tutti i bambini umani essendo vissuto in utero per nove mesi prima di essere partorito, c'é l'opposta leggenda ebraica dell'angelo che cancella al neonato il ricordo di quello che ha saputo in grembo. Noi oggi sappiamo che non é cosí.
Erri De Luca scrive che
"La leggenda sembrerebbe volerci dire che c’è da svuotare il sacco prima di nascere.
I bambini dentro la placenta sanno tutto il passato,le lingue,le avventure,pericoli e mestieri.
Il loro scheletro è diventato pesce ,rettile, uccello prima di fermarsi all’ultima stazione umana.
Lo sforzo di espulsione dal corpo della madre fa dimenticare tutto.
La rottura delle acque apre un varco che subito dietro si chiude dopo il tuffo nel vuoto.
Cosi è il mondo per chi viene da un grembo .
Il salto nell’asciutto produce azzeramento di tutta la sapienza accumulata nel sacco di placenta, si attecchisce forse meglio sulla terra dimenticando l'acqua da cui si proviene.
Sará spiaciuto anche a Gesú bambino dolorosamente non ricordare com’era stato al centro del corpo di Maria tra le ossa del suo bacino , le vertebre sotto il dondolo del respiro e i passi sulle scale in sintono col battito del cuore.
Che perdita passare a carne umana,risalire le epoche del corpo e giunto al culmine sull’orlo della soglia dimenticare tutto". (1)
Ma il corpo in realtá ricorda piu della mente e del suo archivio nella memoria esplicita.
É quella che in psicoanalisi Mauro Mancia ha definito memoria implicita e che passa attraverso la prosodia, il tono e il ritmo della voce e del battito (4). Ancora una volta ,"La voce a te dovuta", non le sua parole ma il suo suono puro.
Un tempo era trascorso anche per Gesú dentro Maria.
Poi fuori di lí era cresciuto "presso" di lei".
E che dire del modo con cui Maria ha vissuto tutto questo ?
"Cristo è suo figlio, carne della sua carne e frutto delle sue viscere. Ella lo ha portato nell'utero per nove mesi e lo allatta al seno e il suo latte diventerà il sangue di Dio.Ella sente al contempo che Cristo è suo figlio, il suo piccolo, e che egli tuttavia è Dio. Ella lo guarda e pensa: “Questo Dio è mio figlio.
Questa carne divina è la mia carne.
Egli è fatto di me, ha i miei occhi e questa forma della sua bocca è la forma della mia.
Egli mi assomiglia. È Dio e mi assomiglia!”. Nessuna donna ha avuto in questo modo il suo Dio per lei sola.
Un Dio piccolissimo che si può prendere tra le braccia e coprire di baci, un Dio tutto caldo che sorride e respira, un Dio che si può toccare e vive(3).
Un piccolo bambino che sogna il Paradiso dell'Eden da cui tutti veniamo e dove torniamo.
NOTE
1.
De Luca E. “E disse”, Feltrinelli , 2011
2.
Ravasi G : http://www.cultura.va/content/cultura/it/organico/cardinale-presidente/texts/Linfanzia.html
3
Sartre J.P., in "Bariona o il figlio del tuono" ,Testo teatrale, 1940.
4
Mancia M., Sentire le parole,archivi sonori della memoria implicita e musicalità del transfert, Bollati Boringhieri.
5
Campione G., Le comuni origini amniotiche della musica e della mistica , https://statidellamente.blogspot.com/2011/10/le-comuni-origini-amniotiche-della.html?m=1
6
A.Imbasciati ,Psicologia clinica prenatale babycentered, F.Angeli,2020
7
Pedro Salinas,
La voce a te dovuta",1933.
8
Vangeli apocrifi, Einaudi.
4 commenti:
Sublimità assoluta.
E in quell'immergersi oceanico ritengo poi rientri l'esperienza di "annegarsi" in Dio praticata col verbo baptizein, frequentatissimo w intensivo e iterativo del semplice baptein, vagare, immergere.
Chapeau! All'episteme e all'analisi!
Mariano Grossi
Baptizein su cui Mariano Grossi ha scritto pagine profonde in BATHYS E PROFUNDUS , ora eternizzate nel mio libro IMMERGERSI : IL MARE E LA PSICOANALISI !!!
[9/1, 14:50] Mariano Grossi:
Certo che i vangeli apocrifi dovrebbero essere terra di saccheggio feetilissimo per la comprensione piena dell'umanità di Gesù.
Già nei frustuli papiracei di quello di Giuda viene fuori un dialogo tra Giuda e il Maestro in cui la spiritualità di entrambi i soggetti si manifesta in maniera stupefacente.
Non lo conosco , ma non ho dubbi sull utilità degli apocrifi che x es.De André conosceva bene.
Posta un commento