Si pone come il dialettico contraltare dell'aperto al chiuso, dell' antimateria alla sostanzialitá della pietra rispetto alle sue nativitá scavate nel tufo e nella pietra leccese.
Come una liberazione emerge dal mondo ctonio e disegna forme e spirito nell'aria, come un respiro nuovo e libero dopo l'immersione nelle caverne.
Fa dell essenzialita di linee e materiali la sua dimensione primaria. I cerchi concentrici che stringono al centro conducono l'occhio alla sacra culla, ricordando il simbolo arcaico della spirale, simbolo del tempo .D'un tempo che non procede linearmente ma ciclicamente ritorna diverso e trasformato .
Le figure tufacee della nativita stilizzate e dematerializzate al loro massimo assecondano e fanno un tutt uno con le curve della spirale ,in un concerto di inchini e schiene curve che si piegano su Gesú .
Tutto allude alla centralità e circolarità del divino.
La culla - sarcofago e’ un classico paleocristiano ripreso sempre dalla cultura bizantina.Tutto si china davanti al fuoco centrale.
Nell’icona della nativitá più famosa di Rublev il bimbo e’ in fasce a ricordare poi il seppellimento e in una ‘culla’ che rimanda alla tomba.
Anche qui il Salvatore appare
stilizzato massimamente nella culla che pare alludere a un piccolo sarcofago ,momento cruciale di potente profezia del simbolo in cui la culla predice da ora quel che sará domani la croce
Nessun commento:
Posta un commento