IL LUNGO CAMMINO DEL FULMINE : gli orizzonti dell'attesa di Gabriella Campione

     



Nel vagabondaggio del cuore dalla” casa” al” mondo” si aprono molteplici gli orizzonti dell’Attesa.

Le composizioni ,raggruppate in tre sezioni:Amore e Disamore, Amore e Psiche, Amore e Divino, ci invitano a scoprire gli inediti paesaggi della dimensione soggettiva del Tempo .

La domanda “dove sarai?” apre la raccolta e l’urgenza di una possibile risposta ci tende come freccia sull’arco.

Dalla “casa” al “mondo”.

Ed è questa tensione tra elementi opposti( dentro/fuori/) ma contigui, che ci accompagna per tutta la raccolta in versi.

Diastole,sistole.

Il mio battito si protende alla ricerca del battito dell’altro.

L’Attesa.

Il canto del disamore si fa spazio tra le pieghe carezzevoli degli abbracci perduti.

“Attesa” come ricerca di parole che diano cittadinanza all’amore come al disamore,dove “ la lingua scava pozzi profondi” .

Dialogando con le ferite inferte da Eros, navighiamo lungo il corso del”Fiume sotterraneo di pianti lacrime e capricciosi maquillage”.

Attraversiamo cunicoli ,grotte ,avanziamo a tentoni nel buio..” Sto brindando in piena solitudine alla tua salute” “ mentre il silenzio danza in punta di piedi sulle acque del mio ostinato tremore”Nel silenzio vediamo netti i contorni delle parole, ascoltiamo “ musiche senz’eco “ci sporgiamo oltre il dolore dell’ abbandono così i versi saltellano come una cascatella inattesa di un fiume ormai prosciugato.

“Attesa” come sospensione del tempo degli accadimenti per dar corpo alle domande:”Dove sono i nostri fiori ora?”

E l’incontro con il nostro interrogarci, ci apre nuovi scenari dove celebrare la Vita.

“Attesa” come il luogo dove si genera il desiderio ..:”

incontro il mio desiderio

d’ incontrare in te una carezza”.

Mai l’ ”Attesa” si fa Assenza,Vuoto.

I pensieri sono canne al vento,pronti a “Ri-Suonare”le voci di fuori.

Eccoci nudi con i piedi sul confine lì dove finisce la terra e l’onda ci lambisce le dita ,in un movimento incessante che copre e scopre.

Dall’istintiva immersione nelle emozioni nasce la necessità di riemergere alla ricerca di uno specchio. “Parlo a te ? Parlo a me ? Parlo a me per parlare a te?””Dove finisci tu”?

Il silenzio interno si rompe ,necessita dello sguardo dell’altro. Si fa dialogo

Ora appare la dimensione della “strada” : “Dolci o amare le parole sono fatte per esser dette da dentro spingono per vedere la luce”

“Gli uomini si ammalano” ,ma “quando chiudono con il primo grande amore riprendono a vivere forti e solitari per le strade del mondo”.. “Nelle teche impolverate silenzioso e rapido sento il flusso arrivare”.

Il vagabondaggio del cuore sempre in bilico tra l’acqua elemento primigenio e la terra” che attende il seme” ci fa imbattere in Giungle elettriche ,in”Città di tombe abitate e di cuori accerchiati da segnali lampeggianti ,perderci in “una giungla di amori mai amati di nemici mai odiati”.

E ancora riemerge l’Attesa .

L’Attesa che finalmente la rabbia,il dolore ” oh no sourrender di nuovo prigionieri di quel Diavolo del cervello” , si stemperino nell” ’accogliere le stagioni del cuore come accogliere le stagioni che passano sui campi”.

I versi si fanno più morbidi ,le parole si trasfigurano in un grande orecchio pronto ad “Ascoltare” le voci di fuori,del mondo ” e lasciare che l'autunno si intrufoli fra qualche brivido con la speranza che ancora una volta le foglie cadano e si sciolgano come d’incanto i nodi dei miei pensieri”.

I pensieri si fanno ritmo ,calore .Scorrono in cerca del Cuore che li distilla aprendogli la strada verso l Alt(r)o ” Se c’è forse un sol modo di serbare il bambino è questo poi l’esclusivo cammino Quanto infatti cerchiam di evitare il dolore strada non c'è se non quella del cuore” “ e nel mio cuore il senso del mistero infinito,del viaggio,della casa e delle urgenze carnali” .

Il Tempo diviene circolare.

Come nel gioco del caleidoscopio,che tanto ci affascinava quando eravamo bambini, frantumi di immagini ,suoni, odori si ricompongono capricciosamente ” si mescolavano profumi d incenso urina , semola , ragù e alghe nel vento freddo di maestrale”…” il cicaleccio caotico dal cuore degli eucalipti d’Asia giganti delle tue strade alberate dove correvo sudato in cerca dell’azzurro”.

Le radici,l’infanzia ,la Terra si fanno cave ,pronte ad accogliere il seme del Mondo.

Le urgenze individuali cercano ora lenimento nella Terra,nell’Acqua “ Calice Gral Vaso che nella tua essenza il vuoto ispiri a coltivare fluidità”

L’Attesa si fa consapevolezza :” la morte dell’io l’apertura al sè e l’uomo nuovo”.

E pur non potendosi fare ancora compimento, si fa anelito “è la soffice goccia di pioggia e il mio cuore indurito beve la campanella che suona nella notte del mio infreddolito spirito” e aneliamo dolenti all’acqua sorgiva alla poesia che canta la canzone della purezza”.

Ed ecco dopo aver vagabondato e incrociato lungo la strada “santi e puttane,vecchi sarti di folli merletti” “giunge sera a rigenerare tempo lumaca”.Tempo e Spazio si dilatano “senza freno il mio occhio attraversa all’infinito un cielo notturno…..presentendo l’assenza di un fondo”

L’Attesa si fa Cielo Notturno dove poter incontrare la dimensione dell’Amore Divino,oltre l’io,oltre il sé.

Il Cuore è un utero pronto a partorire “come una meteora che solca il cielo notturno così lontano arrivi sin qui dove commosso raccolgo il senso del tuo nascere e bevo avido l’elisir che porgi da bere come una magnifica sfida”

Con le spalle ormai erette passeggiamo sul “Luogo magico”,il Molo.

L’Attesa si compie: sulla linea di confine ”Finis terrae”

Il nostro vagabondare trova compimento.

IL Molo, il Limite, diviene simbolo di quello spazio di finità infinita dove tutto si incontra e si ricompone L’azzurro del cielo e il buio della notte, e “l'attrazione atavica al Pesce Primo Antenato cui s’anela a ricongiungersi ora in bocca e in pancia domani noi inceneriti grigio bianca pastura per gli sgombri”.

Le Radici si fanno Ali

La Terra si fa Cielo

Il Maschile incontra il Femminile.

Il Cerchio si chiude aprendosi all’Infinito.






Gabriella Campione

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