“STORIE DI UOMINI E NAVI : UN'AVVENTURA CHIAMATA VENIERO» di Guido Capraro e Leonardo Lodato. Recensione di Guglielmo Campione








  
                                          Puo definirsi Unheimlich (perturbante) tutto ciò che 

                                       potrebbe restare segreto, nascosto, e che è 
invece affiorato .


                             F.W.J. Schelling, Filosofia della mitologia ,Mursia, 1990, p. 474



Ho letto recentemente il bel libro di Guido Capraro e Leonardo Lodato “Storie di uomini e navi ,un'avventura chiamata «Veniero»,  La Mandragora Editrice, dedicato alla ricerca subacquea e al ritrovamento del Regio Sommergibile Sebastiano Veniero  .

Il Veniero fu speronato causalmente dalla nave civile Capena il 24 agosto del 1925 durante una tempesta marina e subì uno sfortunato e tragico  affondamento, nelle acque al largo di Porto Palo di Capo Passero, in Sicilia, , in cui perirono 48 uomini al comando del capitano di fregata Paolo Vandone.







Alla Rassegna Mare Nord Est di Trieste 2015 avevo avuto l’occasione di conoscere Guido Capraro , di assistere insieme a lui alla proiezione del documentario sul sommergibile Veniero e vedere le immagini delle immersioni subacquee del ritrovamento di quella che è considerata una tomba di guerra scoperta e ufficialmente riconosciuta ottanta anni dopo l’affondamento.







La sagoma scura del Veniero si staglia sul blu scuro, incutendo le consuete emozioni di base che i sub conoscono bene quando scendono su un relitto ,la sensazione di cupa e umbratile irrealtà talvolta angosciosa , misteriosa e  perturbante che compare al rivedere o al vedere ex novo un “fantasma” .

In queste immersioni è come se vivessimo dentro una macchina del tempo, un tempo che, come in un “time lapse” o in un nastro in riavvolgimento, inverte la sua rotta e torna indietro mostrando eventi e protagonisti scomparsi  ripresentarsi invece ai nostri occhi nella loro inquietante e compassionevole presenza materica.

Freud defini perturbante una particolare paura, che si sviluppa quando una cosa, una persona, una impressione, un fatto o una situazione, viene percepita al contempo come familiare ed estranea provocando generica angoscia ,confusione ed estraneità in una sorta di "dualismo affettivo".

Jentsch aveva definito perturbante quell'incertezza del pensiero che si chiede se un oggetto animato è veramente vivo oppure no o , invece, se un oggetto inanimato potrebbe essere in qualche modo dotato di vita autonoma.
Quel familiare e già visto relitto immobile, si muoverà forse ancora , qualche porta s’aprirà, qualche campana sul ponte suonerà, qualche catena si srotolerà, qualche umano ricomparirà ?

Il sentimento dominante del filmato e del libro è invece la malinconia e la compassione, il patire insieme , la solidarietà.

Nessun uomo è un’isola, dice John Donne; ciascuno di noi è parte dell’umanità. Quindi, quando muore qualcuno «non chiedere per chi suona la campana: essa suona per te». Se un altro muore, chiunque egli sia, anche tu partecipi della sua morte, ne sei ferito e diminuito, perché siamo tutti parte della stessa umanità. Dunque se la campana suona a morto, non chiedere per chi suona; sei tu che muori, perché muori con lui.

“Insieme” sentire l’ancestrale richiamo dei marinari che riposavano da ottant’anni in un ignoto ventre materno –marino e navale (nel francese mer/e ,madre /mare)  , come in una doppia sala sepolcrale egizia, e che ora , grazie alla passione umana e professionale del team di Guido Capraro ignoto non è piu .

“Insieme” sentire e partecipare attivamente  il comune dolore , la Koinodinia dei greci, dei parenti delle vittime, ignare del luogo dove sapere i propri cari . L’illacrimata sepoltura potremmo dire con Foscolo a chiusura dell’ode celebre “A Zacinto”, è finalmente ora luogo certo, invece, di pietà , ricordi e onore per i nostri marinai.

“Insieme” sentire il comune dolore dei marinai, degli ammiragli, e di tutta la gente di mare, per quella e le tante altre tragedie di guerra e non: per molti anni la vergogna di un incidente da fuoco amico, aveva fatto perdere la consapevolezza della tragedia nelle nebbie  del segreto militare ed impedito o quantomeno non facilitato le ricerche sopravanzando il senso antico del lutto. In seguito poi, è subentrata una piu equilibrata scelta attiva tale da dichiarare il relitto tomba di guerra e limitarne la ricognizione solo a militari e autorizzati.

“Insieme” sentire la passione del lavoro di gruppo , fatto di fatica, resilienza, reciproco supporto, affetto , idee, coraggio, senso delle relazioni umane solidali.




C’è in quest’opera tutto il senso del lutto dei greci : gli onori dovuti ai morti erano un dovere fondamentale di pietà religiosa, che spettava ai figli o ai parenti più stretti. I greci ritenevano che l'anima di chi non avesse ricevuto onori funebri fosse condannata a vagare senza pace e perseguitasse coloro che ne avevano impedito il rito.
 Ma se , come in questo caso, i figli e i parenti sono nell’impossibilità di ottemperare “ob torto collo” a tali doveri, c’è chi nutre questo comune sentimento, (come gli autori e il nostro Grande Padre Enzo Maiorca,il primo a individuare sott’acqua molti anni prima il sommergibile , siciliani figli della Magna Grecia, non a caso) ,si fa interprete di esso e ne fa motore dell’idea della ricerca sottomarina.


Quel che sarebbe potuto restare segreto, nascosto, è invece affiorato, diceva Schelling .

Una voce , nell’abisso, tra le lamiere ricolonizzate da pesci e spugne , ha sussurrato : GRAZIE.

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